Devo dire che sul futuro della piattaforma JManga un po’ ci avevo contato. Come iniziativa di primo piano, ovvero prima piattaforma online – in lingua inglese – dedicata ai manga, voluta dalla Japanese Digital Comics Association (arrivata a ben 39 editori), parve a tutti l’inizio di una nuova era per il manga digitale.
E invece no. A un anno e tre mesi dal lancio, JManga ha annunciato la chiusura.
L’aspetto più sorprendente, nella comunicazione ufficiale, sono i termini stessi della chiusura: solo 15 giorni per fare fagotto. Il 13 marzo l’annuncio, e l’immediato stop ai nuovi abbonamenti; il 26 lo stop agli acquisti di singoli albi; il 30 marzo, la fine di ogni possibilità di leggere online i manga precedentemente acquistati/scaricati.
Tutto ciò nonostante non solo l’offerta di JManga fosse progressivamente cresciuta nel tempo, ma il servizio fosse persino migliorato (particolarmente apprezzata la disponibilità al dialogo coi lettori, e le attività regolari sui social media), ed i prezzi – incredibile visu – diminuiti.
Davvero di che sgranare gli occhi. Anche perché l’effetto sui lettori-clienti è enorme: la fine di tutte le “librerie online” personali. I rimborsi, in buoni Amazon, sono stati possibili solo per i clienti che avevano accumulato ‘punti’ (ma da richiedere entro 6 giorni).
La natura drammatica dell’evento, dunque, non è solo il generico fallimento di un’operazione importante, per giunta avviata dagli operatori più importanti del segmento. Né risiede solo nelle tempistiche, che pure fanno a cazzotti con l’idea di rispetto per il cliente. La questione è anche di strategia tecnologica e commerciale. Ovvero, è in capo a una scelta discutibile sulla proprietà dei file. Una scelta che dovrà fare da lezione – per i consumatori come per i produttori – su uno dei grandi nodi irrisolti dell’industria culturale digitale: i DRM.
La scelta di inserire DRM nei files dei manga, infatti, impedisce ogni possibilità di conservarli. Nonostante si tratti di files frutto di acquisti pienamente legali. E JManga non si è minimamente espresso sulla possibilità di togliere i DRM: il caso critico avrebbe potuto (dovuto?) imporre la scelta.
Nato soprattutto per contrastare la diffusione della pirateria online, tra scanlation e ripping, JManga ha provato a giocare la carta dell’offerta, del servizio, dei prezzi, ma anche del no alla lettura offline, e del no al download sui dispositivi personali. Una “linea dura” sul tema dei DRM. Che per varie ragioni – ancora poco chiare – tra cui lentezze, debolezze nel design, e un marketing sballato – è fallita. E alla faccia degli acquisti fatti dai lettori in un anno, JManga sceglie di congedarsi fuggendo dalle proprie stesse responsabilità: né rimborso, né ‘dono’ dei files acquistati. Semplicemente: sayonara. Come ha scritto un lettore/blogger:
From this day on people will always remember the demise of JManga before deciding to invest their money into any manga platform.
Il paradosso? Da paladina antipirateria, JManga tornerà con la sua chiusura e i suoi errori sui DRM a creare spazi per la diffusione illegale. E un buon numero di lettori torneranno a pascolare – selvaggi – nelle grandi praterie della rete.
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