[Nel frattempo…] accadde in febbraio

Toccato il record di blog-assenza, un breve riassunto. Per segnalare almeno alcune delle cose di cui avrei voluto scrivere (se il temporaneo pendolarismo non mi avesse tolto il tempo per farlo). Prima di tornare a postare come si deve, dalla prossima settimana.

– C’era una volta (un mese e mezzo fa) il festival di Angouleme. Un’edizione memorabile soprattutto per il clima di crisi (dettaglio: sorprendente delusione per l’allestimento della mostra su Uderzo, il più mediocre del decennio, tra le grandi mostre monografiche nella sede della Cité) e l’atmosfera da “fine di un ciclo” generazionale, che apre interrogativi sul complicato futuro che attende la manifestazione più importante d’Europa. Anche se non ne ho scritto qui come avrei voluto – mi sono pure preso una bella influenza – ho fatto in tempo a scriverne per Scuola di Fumetto, in edicola a marzo.

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una delle novità più interessanti di questa edizione, Jim Curious

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tra le chicche, Peter Maresca ha presentato un’anteprima della più bella antologia sul fumetto USA “delle origini” mai vista

– Un po’ per caso un po’ per logica conseguenza di discorsi fatti con un autore (italiano), in quei giorni angoumoisini si è palesata un’idea che non mi aspettavo: l’idea di fare un fumetto. Per ora solo un’idea condivisa (a tre teste). Ma se smetterà di sembrarmi una di quelle follie che prendono forma durante i festival, c’è la possibilità che si passi dalle parole ai fatti. Non aggiungo altro al momento, ma se mai vedrà la luce sarà un “divertissement da fumettologo”, naturalmente.

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a proposito di fumettologi, il quipresente (a sinistra, T. Smolderen) mentre mostra un certo volume a certi fumettologi stranieri (il solito raduno della Platinum List, insomma)

– Intorno al 10 febbraio sono tornato a Angouleme. Sì, proprio quella cittadina che, a pochi giorni di distanza dal festival, pare l’ombra di sé stessa. Obiettivo, il solito corso di Storia del fumetto italiano agli studenti dell’EESI. Che anche questa volta mi ha riservato una sorpresa. Non solo le iscrizioni al biennio specialistico in Fumetto sono costante crescita, ma continuano a aumentare gli iscritti stranieri. E quest’anno ho trovato in aula ragazze e ragazzi provenienti da Libano, Messico e persino dalla Cina. Giovani la cui cultura del fumetto italiano è minima (Crepax, Pratt, Manara, Toppi e…Fior; niente Tex, niente Disney, niente Pepito, Igort e Gipi solo in parte). Insomma: un bel sintomo dell’inarrestabile internazionalizzazione ella cultura fumettistica, e un’appassionante sfida di docenza.

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il sarcasmo laicista francese, proprio in quei giorni, al suo meglio

– Ma l’esperienza più intensa di questo mese l’ho fatta a Milano. Perché la prima Winter School in “Operatori editoriali per il fumetto e il graphic novel” – in Università Cattolica e IULM – è stata una delle faticacce più belle tra le mie docenze fumettologiche, grazie alla partecipazione calorosa degli allievi e alla generosità dei docenti che sono si sono alternati nella settimana di presentazioni, case histories, testimonianze. Alla faccia – sia detto con rispetto – dei giovani artisti francofoni della settimana precedente, sono davvero felice di avere avuto studenti italiani tanto preparati e motivati. E continuo a ritenere che il rapporto tra mondo del lavoro e mondo della formazione, anche nel fumetto, meriti di svilupparsi ancora di più. Per consentire alle competenze di formarsi ed esprimersi in modo meno frammentario. E per superare la fragilità delle logiche ‘storiche’ di cooptazione professionale, ancora troppo orientate al fandom.

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Gipi in versione docente (un po’ emozionato, un bel po’ emozionante)

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alla vecchia maniera, “foto di classe”

– Durante quella stessa settimana, ho pensato di approfittare della concomitanza con la Social Media Week per mettere in piedi una chiacchierata con Makkox, Rrobe e Zerocalcare, visto quanto tempo perdono la loro competenza sui social media. Il risultato è stato non solo l’incontro più riuscito -dicunt- del festival, ma uno dei più partecipati talks che ricordi, tra quelli cui ho assistito in contesti non editorial-fumettistici. Come se non fosse bastato a stupirmi trovare una sala di Palazzo Reale strapiena per ascoltare di fumetto, e seguire il crescere dei tweet che stava portando #SMWmilan in trending topic, Makkox ha strappato a me e a tutti un applauso, grazie a una zampata da autentico “animale del web”: rimasto a casa per una banale influenza, ha seguito in streaming l’incontro, postando vignette di commento a quanto stavamo dicendo. Immersi in una specie di flusso da “social tv” – ma con noi in mezzo – ci siamo davvero divertiti.

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Come ho scoperto che Makkox era ‘presente’

– Chiusura di settimana – ormai quasi 10 giorni fa – con Bilbolbul, il festival cosmopolita per eccellenza, tra i grandi eventi fumettistici in Italia. Un festival che ha vissuto la sua edizione più jellata di sempre, ritrovandosi a cadere sotto elezioni e sotto una notevole coltre di neve. Eppure, non ha minimamente perso in energia. E il programma di mostre e incontri, se possibile ancor più ampio delle edizioni passate, non ha quasi mai faticato a riempire le diverse location. Forse proprio grazie all’intensità del suo progetto: votarsi non alla logica delle presentazioni editoriali, ma a quella della discussione tra persone differenti, per estrazione culturale come per provenienza geografica. E per quanto mi riguarda, gli incontri che ho condotto con autori austriaci, tedeschi, norvegesi, americani mi hanno lasciato – ancora una volta – quello strascico che solo i festival riusciti riescono a imprimere: il senso dell’energia che circola (anche) in questo settore.

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una buona sintesi della jella climatica

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un dettaglio dall’ultimo evento del festival: l’inaugurazione della stanza (c/o hotel Cappello Rosso) decorata da Alessandro Baronciani

– altro festival, altra idea di libro. Un saggio da scrivere a due mani, con una persona con cui da tempo aspettavo di fare qualcosa, se solo si fosse presentata l’idea giusta. Che è arrivata. E con calma, mettiamo nel cassetto anche questo progetto.

– al rientro, le elezioni sono andate come sono andate. Ovvero, paradossalmente. E una delle incarnazioni più nitide del clima caotico, imprevisto, dominato dallo sbalordimento per la crisi dei partiti tradizionali e per il successo dei dilettanti-allo-sbaraglio, è venuta da Gipi. Non tanto con la copertina di Internazionale di quel fine settimana, quanto con la folleggiante diretta (circa 10 ore) da casa sua il lunedì pomeriggio&sera, passata in streaming sul sito di Internazionale. Una maratona elettorale quanto mai straniante. In cui Gipi, invitando amici (tra cui i fumettisti Emiliano Pagani e Daniele Caluri) a ritrovarsi per seguire e commentare l’evoluzione dello spoglio, è riuscito a produrre una versione surreale di quel che avviene abitualmente in tante case: caciara, cretinerie, polemiche, slanci di immaginazione, risate. Un “programma” paradossale, per una serata altrettanto -alquanto- tale.

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un frame dall’inizio del collegamento, con Gipinocchio in webcam

– tornato alla normalità, ho ripreso anche uno dei lavori in corso di questo periodo: l’edizione italiana del volumone 1001 Comics to read before you die (ne parlai qui). L’editore sarà Atlante. E oltre alla traduzione, ci saranno modifiche e integrazioni (più voci “italiane”) rispetto all’edizione originale UK. Un lavoro tosto, condiviso con una bella squadra di traduttori e collaboratori iper-competenti. Ma ne riparleremo a tempo debito.

– E infine: è iniziato il lavoro per la collana di Graphic Journalism in allegato al Corriere. Ah, già: anche di questo riparleremo al momento giusto (Aprile si avvicina).

Poi c’è il resto. E Febbraio è finito. Evviva.

Winter School Fumetto: si parte

Angouleme è terminata. E una volta tanto va detto che – fatta la tara di un programma come sempre ricchissimo – non è stata un’edizione particolarmente riuscita. Tempo di guarire dai malanni postfestivalieri, e ne riparliamo.

Nel frattempo, come avevo anticipato qui, qualche riga per ricordare un progetto che sta per partire e che, nel suo piccolo, è attualmente qualcosa di unico. Un corso di una settimana, organizzato da Università Cattolica e IULM (in un’insolita e creativa alleanza), il cui obiettivo è la formazione di “Operatori editoriali per il fumetto e il graphic novel“.

Il progetto è destinato non solo ad aspiranti autori, ma a giovani operatori e professionisti – o aspiranti tali – interessati a una visione d’insieme, frutto di un approfondimento intorno a differenti aspetti creativi, routines produttive e processi organizzativi. I dettagli li trovate qui e in fondo al post.

Come già si diceva, niente di più e niente di meno che un segnale. Perché era ora che la formazione universitaria proponesse qualcosa di più strutturato. E da parte nostra, iniziamo a provarci.

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Fumetto in università: un progetto (domani)

Siamo pronti. Domani Università Cattolica e IULM presenteranno la prima iniziativa congiunta di formazione universitaria dedicata al fumetto, la Winter School “Operatori editoriali per il Fumetto e il Graphic Novel”, in programma dal 18 al 22 febbraio 2013.

locandina ALMED Il Fumetto - Copia

Per l’occasione, invece di un comunicato o di una mera presentazione istituzionale, la Winter School ha deciso di organizzare un pomeriggio di discussione e analisi sulle trasformazioni professionali e culturali del fumetto contemporaneo, con due tavole rotonde che vedono la partecipazione di autori, editori, studiosi e professionisti dell’editoria. Due chiacchierate – una sugli scenari professionali e creativi, un’altra sull’identità del fumetto italiano – così organizzate:

Ore 16,30 -18,30
Il fumetto tra presente e futuro: nuovi scenari, nuove professioni
Tavola rotonda. Coordina Matteo Stefanelli, Università Cattolica del sacro Cuore.
Intervengono:
Sandrone Dazieri, scrittore, editor Fabbri Editore.
Tito Faraci, autore.
Mario Gomboli, autore, Direttore generale Casa Editrice Astorina.
Makkox, autore.
Dario Paolillo, Responsabile distribuzione Casa Editrice Astorina.

18,30- 19.30
L’identità italiana del fumetto italiano
Dibattito intorno al volume Fumetto! 150 anni di storie italiane, a cura di G. Bono e M. Stefanelli, Rizzoli 2012.
Coordina Vincenzo Trione, Libera Università di Lingue e Comunicazione -IULM.
Intervengono:
Gianni Bono, editore, storico del fumetto.
Alfredo Castelli, autore, storico del fumetto.
Paolo Bacilieri, autore, disegnatore.

L’obiettivo della Winter School è – crediamo – semplice quanto (inevitabilmente) diverso dalla missione delle ‘scuole di fumetto’:

la formazione di studenti universitari, laureati o giovani professionisti al ruolo di operatori culturali, editor e critici specializzati nel settore del fumetto e del graphic novel, tanto a livello italiano quanto a livello internazionale.

In collaborazione con operatori dell’editoria specializzata, studiosi del settore e con alcuni autori, gli studenti avranno la possibilità di mappare e approfondire i contesti di produzione e consumo, le diverse competenze professionali e le principali occasioni di comunicazione e valorizzazione del fumetto (sia popolare che “d’autore” o di ricerca): editori e collane, generi e formule editoriali, festival ed eventi, media specializzati, musei e istituzioni.

Il programma completo – articolazione dei moduli didattici, elenco dei docenti e delle testimonianze aziendali – sarà disponibile dalla prossima settimana. Come si dice in questi casi, niente di più e niente di meno che un segnale: era ora che la formazione universitaria proponesse qualcosa di più strutturato rispetto a conferenze e convegni. Crediamo sia il momento di lavorarci. E a febbraio, a Milano, iniziamo a fare la nostra parte.

PS l’immagine della school è firmata dal fumettista – lo avrete riconosciuto – noto anche come “miglior disegnatore della Torre Velasca sulla piazza”

In Svezia sono giorni di #tintingate

La ricorrente domanda: Tintin è razzista? Risposta svedese della settimana: sì.

Sembra incredibile, ma una delle biblioteche e centri culturali più noti di Svezia, la Kulturhuset di Stoccolma, si è resa protagonista  di una – non nuova – polemica intorno a Tintin, i suoi contenuti ‘razzisti’, e una proposta di censura.

Il responsabile della sezione ragazzi della biblioteca ha infatti dichiarato che avrebbe proposto di rimuovere Tintin dalle pubblicazioni disponibili, in virtù dei suoi contenuti “afro-fobici”:

The image the Tintin books give of Africans is Afro-phobic, for example. Africans are a bit dumb, while Arabs sit on flying carpets and Turks smoke water pipes

La dichiarazione ha suscitato una certa eco sui media svedesi, con l’effetto di generare anche forti critiche – amplificate su Twitter intorno all’hashtag #tintingate – col risultato finale di una rapida retromarcia.

Una parziale spiegazione è nei peculiari eccessi del politically correct locale. Come ha scritto il blog Un italiano in Svezia:

Una delle caratteristiche più note degli Svedesi è la tendenza al non volere mai urtare la sensibilità altrui. Questo finisce per fare sembrare gli Svedesi come un popolo introverso oltre il limite del chiuso, quando, in realtà, si tratta appunto di paura di invadere la sfera altrui. È quindi normale che, in un paese come questo, il “politicamente corretto” sia spesso portato a livelli estremi.

Che in Tintin siano presenti stereotipi sociali e razziali d’impronta colonialista, è indubbio. Ma è anche vero che l’idea di impedirne la lettura sulla base di una pedagogia sterilizzante è grottesca. Come la frase con cui il bibliotecario ha chiosato la riflessione sulle sue preoccupazioni:

All children’s literature should be reviewed

E una pedagogia che scivola nella censura, non è certo una gran pedagogia.

Per gli zero lettori che conoscono lo svedese, un commento della fumettista Elin Lucassi apparso su LitteraturMagazinet: