Il mercato del fumetto in Francia: nuovi dati sul 2012

A meno di una settimana dal festival di Angouleme, altro round di dati freschi (usciti oggi) sull’anno alle spalle. Questa volta le cifre sono quelle elaborate da Ipsos/Livres Hebdo. E dicono esattamente ciò che ci attendevamo.

1. La produzione di titoli è aumentata anche quest’anno (ulteriore conferma di dati già noti):

  • 5015 nuovi titoli, ovvero + 4,7% sul 2011

2. Il fatturato complessivo [anche se, al solito, c’è nebbia sulla definizione di qual è il perimetro industriale considerato…] è cresciuto:

  • 352 milioni di euro, ovvero + 1,2% sul 2011

3. E quindi evviva? Un altro anno di sorti magnifiche e progressive? No. Perché il numero di fumetti venduti è nuovamente diminuito:

  • 32 milioni di copie circa, ovvero – 2,6% sul 2011

Per quanto riguarda la concentrazione editoriale, nessuna grande novità: Média participations, Glénat e Delcourt restano i primi tre gruppi sulla scena, assommando circa il 58% del giro d’affari complessivo.

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Un dettaglio positivo, per quanto minuscolo, viene dall’analisi sui bestseller del 2012: se nella top 50 dei libri più venduti in libreria, nel 2011, si era visto un solo fumetto, pare che nel 2012 siano stati in quattro. Per chi volesse guardare al bicchiere mezzo pieno, il dato è servito.

Il mercato del fumetto in Francia: i dati 2012 (produzione)

Come ogni anno, l’avvicinarsi di gennaio e del festival di Angoulême coincidono con la diffusion di alcuni dati sull’andamento del mercato fumettistico nell’Europa francofona, Francia in primis. E al solito, i primi a comunicare le cifre sono i giornalisti dell’associazione ACBD, che si concentrano su un solo, per quanto rilevante, aspetto: la produzione editoriale.

Il rapporto completo lo trovate qua, e una sintesi della sintesi è questa:

  • Produzione – 5.565 titoli, ovvero +4,28% sul 2011 (di cui 4.109 inediti)
  • Players e concentrazione editoriale – 326 editori (+10 sul 2011). In quattro gruppi (Delcourt, Média-Participations, Glénat, Gallimard) si concentra il 44,87% della produzione totale
  • Tirature – 89 titoli hanno tirato oltre 50.000 copie (erano stati 99 nel 2011)
  • Traduzioni – 2.234 titoli inediti sono traduzioni di prodotti stranieri (1.586 solo dall’Asia): +191 sul 2011
  • Riedizioni – 1.069 nuove edizioni di opere già apparse: +11 sul 2011
  • Edicola – 77 periodici e 10 serie in fascicoli
  • Autori – 1.951 autori pubblicati (non solo in Francia, ma anche Benelux)
  • Informazione – 11 testate di informazione/approfondimento cartacee e 34 siti internet
  • Eventi– 489 tra festivals e fiere

Gli elementi che spiccano sono, mi sembra, essenzialmente due:

  1. l’aumento dei titoli prosegue. E crisi o non crisi, la quantità di prodotti è cresciuta ormai per il 12esimo anno di fila. Un dato sorprendente, se comparato al trend di (pur lieve) contrazione dei titoli nell’editoria francese [NB: e non solo] nel suo complesso. Il che non significa nulla di più e nulla di meno di questo: più titoli non significa più vendite, né più copie in giro. Non più, almeno.
  2. e infatti la seconda macrotendenza significativa mi pare l’erosione delle tirature ‘top’: 10 titoli su 100 in meno, tra gli overo 50mila. Un dato all’insegna del trend che ben conosciamo, ovvero “meno copie, ma distribuite su più titoli, un po’ più cari”.

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Per avere un profilo compiuto del 2012 dovremo ovviamente leggere altri dati: quelli sulle vendite, elaborati abitualmente da GfK. Ma per questo dovremo attendere ancora qualche settimana, più a ridosso del festival. E ne riparleremo.

I mangabestseller del 2012, in Giappone

Dicembre, mese di (tentativi di) sintesi sull’annata fumettistica. E i dati sul mercato del manga in Giappone sembrano in controtendenza rispetto al clima nel fumetto ‘occidentale’, riassumibile grossolanamente in “non ci sono più i bestseller di una volta”.

I dati sulle vendite di manga in formato librario (tankobon), infatti, ci dicono che in Giappone i bestseller del 2012 – quantomeno i primi 10 – hanno venduto un po’ di più che nel 2011. I dati aggregati per serie sono questi:

  1. One Piece (Eiichiro Oda) Shueisha 23,464,866 copie
  2. Kuroko no Basket (Todatoshi Fujimaki) Shueisha 8,070,466
  3. Naruto (Masashi Kishimoto) Shueisha 6,495,240
  4. Uchuu Kyodai (Chuya Koyama) Kodansha 5,413,899
  5. Fairy Tail (Hiro Mashima) Kodansha 4,128,665
  6. Kimi ni Todoke (Karuho Shiina) Shueisha 4,039,715
  7. Silver Spoon (Hiromu Arakawa) Shogakukan 3,603,710
  8. Hunter x Hunter (Yoshihiro Togashi) Shueisha 3,439,839
  9. Magi (Shinobu Ohtaka) Shogakukan 3,437,182
  10. Bakuman (Ohba&Obata) Shueisha 3,211,191

Nel 2011, dal 4° al 8° le vendite erano state sotto i 3 milioni, mentre 9° e 10° erano state sotto i 2 milioni di copie. Un dato quantomai parziale, che andrà letto alla luce dei risultati complessivi del mercato. Ma anche un dato sopra le attese, in tempi di sempre più evidente declino del “japan cool” (se ne è parlato di recente, qui o qui) che ha trainato il manga per circa due decenni.

Stabili i dati per singolo volume (top 50), con gli episodi di One Piece sempre ai primi 4 posti; Naruto con ben 3 episodi (e Kimi ni Todoke con 2) nei primi 10, peraltro in lieve crescita sul 2011.

Al solito, gli scostamenti rispetto all’anno passato sono correlati all’uscita di adattamenti televisivi (Kuroko no Basket), all’altalenante periodicità (Gantz) o alla conclusione della serie (Bakuman). Ma quel che mi pare evidente è che nella “parte alta” della classifica (qui i primi 50 volumi, e qui le prime 30 serie) le cose sono andate meglio del previsto, sebbene si possa dare per assodato una sola macrotendenza: nessun nuovo prodotto ha sfondato. A conferma del lato più fragile della produzione di manga di questi ultimi anni: la crescente difficoltà a generare nuovi bestseller (parziale eccezione: Silver Spoon), e la fragilità del successo delle serie dal marketing più ‘media-oriented’ (Saint Young Men, 14° nel 2012 con oltre 1mln di copie, dove è finito?).

Un’industria ancora ben performante, insomma, ma che in questa fase rimane piuttosto ‘ferma’.

 

Analisi del mercato francese (che vale un po’ per tutti)

Passato qualche mese dall’uscita dei dati sulla produzione e sulle vendite di fumetto, un buon analista ha bisogno del dovuto tempo per mettere insieme i dati, incrociarli, e offrire una rilettura un po’ più meditata delle cifre sul tavolo.

Questo è il lavoro che ogni anno fa, in Francia, Xavier Guilbert per il webmagazine Du9.org. Il suo il dossier “Numérologie 2011” è online da qualche giorno, e mi pare interessante riprendere alcuni punti per sottolineare una cosa: gran parte delle questioni che presenta sono le stesse che vengono sollevate in tutti i principali mercati nazionali, incluso il nostro.

I punti fondamentali di questa analisi sono i seguenti:

  1. erosione generale del pubblico
  2. evidente crisi dei grandi prodotti seriali (qui, quelli della tradizione franco-belga)
  3. il manga, da segmento in crescita, è ormai passato a una condizione di saturazione e decrescita
  4. l’azione degli editori (1): in primis, un generale aumento dell’offerta di titoli
  5. l’azione degli editori (2): in secundis, un maggiore sfruttamento e valorizzazione del catalogo con riedizioni
  6. la digitalizzazione: per gli editori non è ancora diventata un’opportunità concreta di crescita
  7. la digitalizzazione: per gli autori, il 2011 è stato l’anno di diverse nuove iniziative originali
  8. il digitale, peraltro, ha causato (e questo è forse il punto più tipicamente francese) forti tensioni tra autori e editori sul tema del diritto d’autore (contratti e royalties) relativo ai nuovi supporti/piattaforme

Non sto a ripercorrere punto per punto (e per quanto già detto qui, rimando alla categoria ‘fumetto industry’ di questo blog, o alla tag ‘mercato del fumetto’) e mi limito a qualche flash.

Rispetto al punto 1, la tendenza emerge se si osserva cosa dicono i cinque studi principali che, negli ultimi 20 anni, hanno misurato l’estensione del pubblico di fumetti tra la popolazione francese. Una comparazione utile – sebbene un po’ spericolata viste le differenze di metodo e campione delle fonti – che significa una sola cosa: in venti anni diversi ex-ragazzi/giovani hanno abbandonato questo consumo, come si vede dalla linea rossa (la rilevazione più recente, non a caso più bassa su quasi tutte le fasce d’età) nel grafico qua sotto. In una parola: disaffezione, che – come ha dimostrato la recente ricerca del Ministero della Cultura – si produce per 3/4 entro i 25 anni di età.

Rispetto ai punti da 2 a 4, l’incrocio dei dati permette di ribadire con forza una tendenza che sembra paradossale – al contempo, crisi e crescita – e che invece non lo è affatto: una diminuzione delle vendite (volumi), accompagnata da una crescita del fatturato complessivo (valore):

La spiegazione è semplice e, come ho già detto in altre occasioni in questo blog, vale per il mercato francese come per quello giapponese, o per protagonisti nostrani come Bonelli Editore: alla crisi di vendite gli editori rispondono con l’aumento della produzione di titoli, e spesso dei prezzi medi. Il fatturato riesce così ad essere mantenuto, permettendo anche un effetto positivo sui risultati economici. Ma il dato più importante rimane: si vendono meno fumetti, anche se l’offerta è oggettivamente più ricca, e gli editori principali non vivono (con qualche eccezione) un impatto tale da generare forte sofferenza economica.

Per il mercato francese, nello specifico, il 2011 è stato un anno particolarmente povero di bestseller, ovvero solo due titoli non-manga hanno superato le 100mila copie:

Rispetto infine ai punti 6/7/8, sui temi della digitalizzazione, mi limito a riprendere tre punti dell’analisi di Guilbert:

  • l’impatto del principale attore, Izneo, pare ancora evanescente al punto di avere condotto all’abbandono della piattaforma da parte di editori primari come Glénat e Delcourt
  • la strategia iniziale di sinergia digital/onpaper, ovvero pubblicare in volume i grandi ‘blogfumetti’ di successo, pare ormai saturata, e non si vedono azioni alternative
  • solo piccoli casi, organizzati da gruppi di autori, tentano di offrire modelli differenti (ma ancora ben al di là di una compiuta monetizzazione)
  • siamo ancora di fronte a una visione del fumetto digitale come mero fumetto digitalizzato

Rispetto alla Francia, se da un lato le macrotendenze restano analoghe (produzione in aumento, diminuzione delle vendite, fatturati – chi più chi meno – stabili, rarità dei veri bestseller, stallo sul fronte del fumetto ‘digitalizzato’), l’Italia presenta naturalmente specifici sotto-problemi connessi a: i diversi modelli distributivi (là essenzialmente libreria e una GD in declino; qui libreria e un’edicola in declino), le diverse politiche di prezzo (là prezzi di fascia media, qui prezzi di fascia economica), la diversa periodicità e stagionalità (il ciclo di vita del prodotto industriale/seriale: là più annuale/stagionale, qui più mensile/bimestrale), la bassa integrazione degli editori nei grandi gruppi editoriali con annessa scarsa propensione all’innovazione tecnologica, infine la scarsa propensione all’auto-organizzazione da parte degli autori. E tanto altro.

Ma il ritratto rimane utile, soprattutto per porre tre questioni di fondo:

  • quanto potrà ancora durare la tattica della spinta all’aumento di titoli?
  • in che misura il fumetto si sta trasformando in un bene sempre meno anti-ciclico, come fu durante il XX secolo?
  • la frontiera digitale, che sta progressivamente rivoluzionando l’editoria letteraria e non-fiction, inizierà – e quando – ad offrire concrete piste di un nuovo sviluppo?

E il dibattito, più che mai complesso, resta aperto.

Manga market: i dati 2011, in Giappone

A un anno circa dall’ultimo aggiornamento, torno a segnalare qualche notizia sull’andamento del mercato del fumetto in Giappone.

I dati vengono dalla società di rilevazioni di mercato Oricon. Si tratta di una sorta di Nielsen nipponica, che per la verità non è la fonte abitualmente più usata per queste informazioni (il più istituzionale Dipartimento Ricerca dell’associazione di categoria All Japan Magazine and Book Publishers’ and Editors’ Association), e se non vado errato tende a considerare solo il segmento dei manga magazine. Ma con il suo costante monitoraggio del mercato, per esempio attraverso le periodiche classifiche settimanali sui risultati di vendita, Oricon è diventata da tempo uno degli ‘industry standard’ per questo genere di informazioni.

Come ha riferito ANN, i dati Oricon relativi al 2011 sarebbero i seguenti:

Giro d’affari: 271,71 miliardi di yen, ovvero (al cambio yen/euro di oggi) circa 2 miliardi e 600 milioni di €

Vendite: 503,61 milioni di copie

Nel 2010 il giro d’affari, secondo Oricon, si era attestato sui 270,67 miliardi di yen (270,31 nel 2009).

Il risultato sarebbe quindi in lievissima flessione, al di sotto del -1%. Il che confermerebbe due tendenze perfettamente note:

  • l’industria del manga prosegue la sua ormai lunga fase di stagnazione
  • gli effetti del terremoto hanno contribuito all’andamento delle vendite nel 2011

Se anche i dati del Research Institute of Publication della Ajpea confermeranno la tendenza misurata da Oricon, inserendosi nel solco di quanto già visto per il 2009 e il 2010 (ovvero il segno + per il segmento manga tankobon/libri), forse la tendenza propriamente depressiva culminata nel 2008 è finita. Ed è possibile che il 2012 possa essere un anno di crescita, non fosse altro che per un “effetto rimbalzo” rispetto al difficile anno del terremoto.

Ma resta anche un fatto: la metà degli anni 90 rimane lontana. Una stagione ancora difficile da ripetere, per il mercato del manga.