Una Rivista Disegnata

In Francia, è disponibile da oggi uno dei progetti editoriali più attesi e chiacchierati dell’anno: La Revue Dessinée. Si tratta di un “mook”, contrazione di magazine + book, che offre una bella quantità di fumetti dal taglio documentaristico e giornalistico, in una forma ‘lussuosa’: 228 pagine, a 15€ (3,59€ per la versione iPad). La copertina del primo è disegnata da – ma guarda un po’ – da un italiano: Gipi.

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Se la formula del mook è, potremmo dire, quella che si è imposta come tipica della “generazione anni Duemila” nei magazine dal posizionamento ‘alto’ (l’inglese Monocle, e una vera e propria schiera di testate francesi: XXI siècle, Feuilleton, We Demain, Rukh, Muze, Long Cours, Le Tigre, The Good Life, Gonzai…), la sua declinazione con il linguaggio del fumetto è una vera e propria sfida. Che La Revue Dessinée prova a condurre assumendosi un ruolo – e obiettivi – di leadership.

Una sfida tutta da verificare, naturalmente. La domanda: siamo certi che esista, ormai, un mercato in grado di recepire un insieme di ben tre ingredienti come mook, fumetto e ‘comics journalism’? Vedremo. L’ambizione non è da poco, e non è senza un elemento di interesse strategico: sulla carta, pare una nuova strada per rilanciare l’antico modello, ormai spompo, della rivista-di-fumetti. Costi antichi (circa 25.000€ per partire e per il n.1) e modelli di finanziamento nuovi (crowdfunding super-fortunato su Ulule, 36000€; ma anche piccoli investitori azionari con piccole quote come Gallimard).

I contenuti del primo numero promettono bene (li racconta in dettaglio Thierry Lemaire su ActuaBD). E se la promessa è di non allentare il tiro, mi sa proprio che dovremo fare loro – in particolare Franck Bourgeron e Kris, autori-animatori che si sono presi il rischio iniziale – un grande in bocca al lupo.

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1sF: ragazzine lol

Con qualche probabile smorfia da parte dell’edicolante, in questa settimana in Francia ho acquistato anche un magazine femminile per ragazzine preadolescenti. Già. D’altra parte LOL! magazine è un concept che in Italia suona alquanto esotico. O meglio: è apparso anche in Italia, ma da noi è stato declinato senza fumetto. La testata francese, invece, in partnership tra Panini e Glénat, è invece piena di fumetti (su 64 pagine, oltre 50).

Il risultato, per quanto possa suonare paradossale, è una sorta di Spirou magazine al femminile, con fumetti di eccellente qualità per il target (e non solo), fra cui il sempre brillante Lou di Julien Neel, ma anche una serie disegnata da Silvio Camboni (in gran forma, peraltro).

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Topolino da Disney a Panini

La notizia. A breve i commenti. Intanto, sdrammatizziamo:

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Ma se volete deprimervi sul serio, ci sono sempre gli sconfortanti commenti alla notizia sul Corsera.

Il lavoro (associativo) che prosegue

Una settimana fa ho scritto questo post per ricordare un tema (l’ampio dibattito nato tre anni fa intorno alle sfide/problemi della professione di fumettista) e sottolineare, duramente e amaramente, l’assenza di risultati da allora.

Qualche giorno dopo, Ivo Milazzo, presidente dell’Associazione Illustratori, e Claudio Stassi (tra i fumettisti più attivi su questo fronte) mi hanno scritto per darmi un aggiornamento che, penso, potrà chiarire meglio tre aspetti:

  • l’Associazione Illustratori non ha smesso di lavorare ad alcuni progetti nati tre anni fa (incluso il cambio di nome, più aperto al fumetto)
  • il contratto-modello per i fumettisti, che c’è (no, non è stato dimenticato) è verrà *presto* diffuso
  • esistono anche delle date: 27 maggio (riunione dei soci, ma in streaming) e settembre (diffusione del contratto)

Bene. Continuo a ritenere che un lavoro che procede con tempi tanto lunghi, rischi di essere poco efficace. E non un grande modello di “azione concreta”.

Ma credo anche che vedersi muovere i (troppo pochi) autori che provano a proseguire questo lavoro strategico, sia una bella notizia. Sperando che altri progetti seguano, che altri ritmi si generino, e che altri autori si aggreghino.

E ora i dettagli:

Stiamo ottimizzando, in tutte le varie necessità, l’evoluzione da Associazione Illustratori a Associazione Italiana AUTORI D’IMMAGINI, che comprende illustrazione, fumetto, animazione e visualizing. Insomma tutta la categoria che comunica con immagini e parole.

Il contratto fumetto verrà messo online gratis per tutti al momento del passaggio, non oltre settembre, insieme agli altri accordi/ base.

Stiamo creando i Gruppi Regionali: Napoli, Venezia, Roma,ecc… attraverso una visita fisica di una rappresentanza del Direttivo per sensibilizzare tutti coloro che credono in un gruppo coeso per essere maggiormente referenziali a livello professionale, istituzionale e mediatico.

Il pomeriggio del 27 maggio terremo l’assemblea dei soci in cui verranno annunciate tutti questi cambiamenti. Avremo certamente un collegamento in streaming.

Graphic novel: è ora di cambiare (i prezzi)

Negli ultimi anni non sono certo mancate le discussioni, con vari editori, sulle strategie da adottare per sviluppare il mercato del fumetto in libreria. Fra i temi ricorrenti, ovviamente, contenuti, formule editoriali, marketing, distribuzione, comunicazione. Raramente, però, mi è capitato di discutere di un tema tanto ovvio quanto cruciale: il prezzo.

price-book-comparisonIn qualche rara occasione – dibattiti pubblici, più che chiacchierate tra operatori – anche io ho sottolineato l’argomento in modo evasivo, per quanto schietto. Con una opinione forse un po’ tranchant, su cui però torno oggi ben volentieri. Sono convinto, infatti, che sia arrivato il momento, per chi pubblica graphic novel, di cambiare strategia nell’offerta: proporre volumi in edizione economica.

Per farla breve, a favore di questa opzione trovo sostanzialmente due ragioni di fondo :

  1. adattare l’offerta alle ridotte capacità di spesa in tempi di crisi
  2. contrastare il riposizionamento del fumetto come prodotto “di lusso”

Mi spiego meglio.

Quando si parla di mercato del fumetto, oggi, non dobbiamo dimenticare la profonda “mutazione genetica” di questo business che la crisi sembra avere portato con sé. Nel corso del XX secolo, lo statuto di prodotto popolare – di massa, a basso costo e a larga diffusione – aveva reso il fumetto un tipico consumo anti-ciclico, soggetto cioè a fluttuazioni opposte a quelle dei cicli macroeconomici. In periodi di forte crisi economica (si pensi agli anni Trenta, o agli anni Cinquanta) il fumetto aveva vissuto fasi di grande prosperità, mentre durante cicli economici ascendenti (anni Ottanta) si era ritrovato in stallo o in arretramento.

Un modello che, oggi, mi sembra sempre più lontano.

Negli anni Duemila, la progressiva “librarizzazione” del fumetto (chiamiamola “fenomeno graphic novel” – ma non senza includere i manga) ha infatti mostrato tutt’altra adesione ai cicli economici. La stessa tendenza che, guardacaso, caratterizza da tempo i più maturi mercati del libro: una progressione più classicamente ciclica. In tempi di crisi, oggi, il fumetto “di massa” fatica perché, in buona parte (con una nutrita serie di distinguo, anche geografici, che per brevità non sto qui a discutere), non è più un bene popolare quanto lo è stato in passato. Come è sempre più evidente (due piccoli esempi: Francia e Italia), oggi i fumetti “costano di più” – e questo è dovuto in larga parte alla librarizzazione che ha attraversato gli apparentemente diversi mercati di manga e graphic novel. Insomma: come l’editoria in genere, il fumetto soffre la crisi. Sempre meno della media dell’editoria non-comics, ok. Ma pur sempre ben più di quanto accaduto durante le altre grandi crisi ‘storiche’, come gli anni Trenta o il secondo Dopoguerra.

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Per queste ragioni, quindi, mi pare tutt’altro che secondario considerare la strategia che dicevo: impegnarsi in politiche di prezzo orientate a tariffe “popolari”. Una sfida, oggi, particolarmente complessa, alla luce del mutamento che, nel frattempo, ha investito i metodi e i relativi costi di produzione, in molti casi più alti che in passato. Un fenomeno che, anche qui, ha (almeno) due ragioni: 1) la crisi del modello “work for hire” degli editori storici, a favore di costi (leggi anche: retribuzioni) in linea con un moderno diritto d’autore; 2) ma anche le crescenti spese in marketing e comunicazione (aggravate dai costi della transizione al digitale) che per gli editori di fumetto di un tempo erano decisamente residuali.

Per tutto ciò, insomma, segnalo con piacere un editore italiano che ha deciso di muoversi in questa direzione. Si tratta di Tunué, che ha deciso di lanciare Le Ali, la “prima collana di grandi graphic novel a un prezzo leggero”.

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A corollario di questa scelta strategica, c’è un dettaglio che tanto dettaglio non è: capita anche che alcuni dei titoli annunciati siano opere importanti. Penso in particolare a due graphic novel dello spagnolo Paco Roca, autore simbolo del catalogo Tunué, i cui Rughe e L’inverno del disegnatore mi sento davvero di consigliare. E a corollario del corollario, Le Ali ospiterà anche il debutto librario di un giovane autore di grande talento (e ragazzo dall’energia ed entusiasmo contagiosi): Emanuele Rosso, con Passato prossimo.

In bocca al lupo a Tunué, insomma. Sperando che (tanti) altri seguano.