LeMonde error 404 (disegnato)

Investimento minuscolo (due disegnini), per una resa notevole.

Se vi capitasse di digitare/copiare un link inesistente sul sito del quotidiano LeMonde, la pagina di “errore 404” che apparirà sarà questa:

I disegni sono di Guillaume Long, blogger per il quotidiano francese con «A boire et à manger».

Un dettaglio, certo. Ma il buon (graphic) design si vede spesso dai dettagli. E in questo caso, rispetto a un’infinità di quotidiani online, LeMonde fa un figurone

Supereroi in Helvetica

Come esercizio di stile, tanto più realizzato da uno studente (di grafica e tipografia), questo è notevole: una serie di supereroi tradotti in caratteri Helvetica con l’aiuto di pochi altri segni:

via Designtaxi

Il design di Topolino: una storia del dorso giallo

Dei tanti modi per raccontare la storia del fumetto, uno è il graphic design. Una pista non particolarmente battuta, di solito. Eppure efficace, utile, e – soprattutto – trasversale a contenuti, generi e formule editoriali.

Lo ha fatto di recente il blog disneyano “Topolino lo sapevi che…?”, giocando con un dettaglio da vero appassionato: i dorsi di Topolino che, dall’adozione del formato cosiddetto ‘libretto’ (1949) si sono evoluti parallelamente al giornale e ai suoi fumetti. Un’evoluzione fatta di dimensioni, colori, texture, font, disegni, logotipi, carta, legature.

La storia di Topolino, vista da questa prospettiva, in parte coincide e in parte diverge dalla sua storia editoriale. Con una data-perno su tutte: il 1967 (2 luglio), quando il dorso passò all’attuale colore giallo, che ha arredato (e arreda) in modo inconfondibile le librerie di tanti tra noi lettori di fumetti.

In una sintetica tabella, ecco le tappe fondamentali [zoom]:

 

La Settimana Enigmistica secondo Topolino

Sia messo agli atti. Nel numero attualmente in edicola – Topolino 2917 – c’è una storia che rappresenta un caso più unico che raro: è ampiamente basata su un gioco grafico. Un fake della Settimana Enigmistica.

 

La storia si intitola “Paperino, Paperoga e l’enigmatico Skiantosh” (testi Roberto Gagnor, disegni Claudio Sciarrone). E parte da una gag – un equivoco dei redattori Paperino e Paperoga, che inventano informazioni false… senza sapere che sono reali – piuttosto divertente, che si sviluppa poi senza troppe sorprese.

Narrativamente parlando, dunque, nulla di nuovo sotto il sole. Ma che una storia di Topolino strizzi l’occhio agli amanti della grafica editoriale, beh, pare proprio una prima volta. E siccome i giochetti grafici azzeccati piacciono soprattutto ai lettori adulti (una bella fetta del target di Topolino), io qui lo dico: #nevoglioancora #seciriuscite.

Peraltro, questo episodio mi costringe anche a terminare un post abbozzato da mesi. Per parlare di una tendenza più generale del Topolino recente – “direzione De Poli” diciamo – in cui rientra questo singolo caso. Ne riparliamo a breve.

Letterare l’utopia

A chi si trovasse a sfogliare Asterios Polyp non sfuggirà – sono certo – la rilevanza e la ricchezza di un dettaglio: il lettering. Che, come nell’originale di Mazzucchelli, anche per l’edizione italiana è stato interamente realizzato a mano (grazie all’abilità di Diego Ceresa). Un lavoro grafico, e una cura espressiva, non da poco. Insieme molto tecnico, riflessivo ed emozionante.

Qualche tempo fa, chiacchierando con un editor che sta lavorando a un libro sul tema, e aiutandomi riguardando un vecchio libro di Steven Heller e Mirko Ilic (Handwritten), pensavo a quali potessero essere stati i fumettisti più influenti nella storia del lettering. In particolare, pensavo a quali potessero essere stati quelli un po’ dimenticati, nonostante il contributo decisivo.

Già, perché ben prima di Mazzucchelli (e di Chris Ware, Seth, Bacilieri o dei tanti altri ‘virtuosi della calligrafia’ applicata al fumetto odierno) ci fu, tra i più influenti, un autore come Rick Griffin. Un talento visivo che viene di solito rubricato in due caselle: quella di fumettista underground; e quella di maestro (co)fondatore dell’estetica psichedelica attraverso poster, flyers e copertine musicali.

Proprio Steven Heller ha scritto di come questo disegnatore, grazie anche a opere come Man from Utopia, abbia giocato un ruolo centrale per la storia del lettering, fumettistico e non:

Un capolavoro di calligrafia fumetti e linguaggio immaginario, Man from Utopia (1970) esemplifica l’essenza squisitamente esotica dei fumetti underground e del lettering psichedelico. […] Griffin progettò il primo logo di Rolling Stone magazine, e fu tra i primi collaboratori della rivista di comics underground ZAP […] il suo lettering è un precursore dello stile dei graffiti delle gang losangeline, e del cosiddetto Wild Style.

Insomma, forse è tempo di tornare a parlarne un po’ più spesso, di lettering. E lo faremo presto, durante la prossima Lucca Comics.