Non ci avrebbe scommesso nessuno, eppure è successo: il più prestigioso riconoscimento per un autore di fumetto, il Grand Prix della città di Angoulême (vinto da Hugo Pratt o Art Spiegelman) cambia le proprie regole di funzionamento.
Fino al 2012, la designazione del premiato avveniva con un meccanismo di cooptazione tra i vincitori delle passate edizioni. Un processo tutto interno alla cosidddetta “Académie des Grands Prix”. Un nobile gruppuscolo che, nel tempo, invecchiati alcuni suoi membri ed estesasi nella competizione, aveva via via creato polemiche sia al suo interno che all’esterno, come nei casi del 1995 (l’abbandono di Morris di fronte alla proposta di eleggere Vuillemin) o degli anni più recenti, spesso raccontati da Lewis Trondheim con il suo consueto tono surreal-livoroso.
Ebbene, con l’edizione 2013 del festival, a ormai tre (sole) settimane dal via, è iniziata la comunicazione delle nuove regole. Il nuovo Grand Prix – che per tradizione diventa “Presidente” dell’edizione successiva, con compiti creativi (l’affiche), celebrativi (una mostra personale) e consultivi (possibilità di proporre mostre/contenuti) – non sarà più eletto dall’Académie, bensì attraverso una procedura di voto aperta a tutti gli autori accreditati e presenti ad Angouleme durante il festival.
Ma non finisce qui. Chi mai potranno votare, questi autori? Chi gli pare? Non proprio: potranno scegliere in una lista preselezionata da un “Comitato elettorale del Grand Prix d’Angoulême” (di cui non si conoscono né i membri né i criteri di scelta) che ha stabilito la seguente lista di ‘candidati’:
Analizzando la composizione di questa lista, emergono i seguenti dati:
- c’è un italiano, Mattotti, ormai da anni tra i più chiacchierati ‘potenziali vincitori’, e già in passato a un soffio dalla designazione tra i membri dell’Académie
- ben 3 giapponesi, 2 britannici (Moore e Simmonds), 2 belgi (Van Hamme e Hermann), 1 americano
- 2 donne
- 3 sceneggiatori (Christin, Moore, Van Hamme)
- 1 ex vincitore
del Grand Prixdi un premio ‘speciale dei Fondatori’, Joann Sfar, assimilabile al Grand Prix (il che pare francamente ingiustificabile)
Una buona notizia? Direi di sì, soprattutto perché rende più evidente su quali autori si è concentrata l’attenzione maggiore all’interno dell’Académie: gran parte di questi nomi, infatti, vengono proprio dalle annose proposte e discussioni interne al vecchio gruppo di cooptandi/cooptati.
E tuttavia, sebbene le ragioni del pensionamento dell’Académie siano comprensibili e in parte condivisibili (maggior trasparenza, partecipazione, ‘diluizione’ delle polemiche – ma anche tagli di costo: invitare ogni anno tutti i membri per votare era ormai una spesa ingente, che così viene spalmata sui singoli e i loro editori) devo ammettere che mi schiero tra gli scettici.
Perché alla vecchia opacità se ne è sostituita una nuova (perché questi candidati? E chi li ha scelti?). Perché non si può pretendere partecipazione su un premio cruciale lavorandoci così poco, a sole 3 settimane e senza una campagna di sensibilizzazione verso gli autori, in sedi pubbliche come in scambi one-to-one. E infine, perché il principio dell’Académie, per quanto ottocentesco, era garanzia di autorevolezza – e perché no: di esclusività – che lo rendeva un organismo unico, eccezionale, ambizioso. Cui il fumetto europeo deve anche scelte importanti, in grado di generare effetti moltiplicatori e modificazioni nella percezione dei media e dei fans, come quelle di mettere in primo piano – in anni assai poco scontati – da Crumb a Zep, da Trondheim a Blutch.
Al solito, la democratizzazione è un passo avanti, ma a patto che riesca a tenere sotto controllo le proprie pulsioni demagogiche. In una fase di crescente crisi per il festival di Angouleme (ne riparleremo: la marea sta montando, e ci attendono 1-2 anni decisivi), la deriva verso la seconda pare sempre più possibile.
Filed under: awards monitor | Tagged: Angouleme | 9 Comments »