[Angouleme 2011] Di fumetto digitale e delle battaglie degli autori

Ieri sera, uno dei dibattiti più interessanti di questa edizione del festival si è rivelato essere quello dedicato alle sfide del fumetto digitale. Viste da un punto di vista specifico e decisivo: quello degli autori. In particolare, quelli rappresentati da un Sindacato – lo Snac – che si è dato molto da fare nel 2010 per tenere desta l’attenzione sulle opportunità e i rischi di un mercato che ancora non c’è, ma sembra sempre più avvicinarsi. Questioni di trattamenti contrattuali ed economici davvero “calde”.

Premessa. Lo SNAC (Syndicat national des auteurs et compositeurs) ha iniziato a lavorare sul fumetto 4 anni, costituendo un sottogruppo BD per iniziativa di autori di primo piano come Lewis Trondheim, David Chauvel, Fabien Velhmann, Kris. La struttura è guidata da un Comité de pilotage (un Comitato d’indirizzo) composto da un gruppo di una quindicina di autori, che cambiano con una certa regolarità, e che (tendenzialmente via Internet) discute regolarmente dei temi più diversi.
Naturalmente il sindacato, come ha ricordato Kris – ottimo speaker (e non l’avrei mai detto) – si occupa di problemi di rilevanza molto diversa, sia nel breve termine (come il caso classico di singoli conflitti tra un autore e un editore), che nel lungo termine, come il trattamento pensionistico, le formule contrattuali – e la sfida del digitale.

Un dettaglio, che segnalo agli italiani impegnati in attività simili. A breve sarà disponibile una brochure prodotta dallo Snac, “Le contrat d’edition, mode d’emploi” (anche a fumetti, se ho ben capito). Non conterrà però quella chimera che alcuni italiani inseguono, il “contratto tipo”, ma una serie di elementi rilevanti intorno a cui descrivere le prassi e le alternative possibili. Uno strumento pedagogico, come ha detto il segretario dello Snac.

Il tema digitale, dunque. Che in Francia parte da un dato: la diffusione di iniziative per Internet, iPhone iPad eccetera ha fatto si che gli editori abbiano iniziato ad inserire nei contratti delle clausole sulla cessione dei diritti per lo sfruttamento anche in questi supporti. Clausole spesso vessatorie, perché davanti al nuovo scenario gli editori tendono a chiedere di avere diritti “assoluti” e con scadenze lunghissime. Da qui un vasto dibattito, che ha scatenato polemiche e persino la nascita di un “Appello sul digitale” firmato anche da scrittori e autori di cinema e televisione, che ha fatto molto la stampa francese.

Esempio: come affrontare il tema del diritto di “exploitation continue et permanente”? La semplice presenza di un file scaricabile – per esempio su un negozio digitale – potrà essere ritenuta equivalente a tenere un libro in catalogo, impedendo così la rescissione di un contratto?

E poi la questione delle performance reali dell’offerta attuale. I primi risultati di vendita o noleggio di fumetto su iphone o ipad ecc sono raccontati come catastrofici. Kris cita il caso del fumetto online Les autres gens, come la case history di fumetto digitale che ha fatto più discutere durante l’anno 2010, i cui abbonati mensili sono oltre 1200, certamente significativi ma non ancora in utile. Gli album pubblicati da Izneo (braccio operativo digitale della major Dupuis e Dargaud) sono riusciti a vendere, in media, qualcosa come una dozzina di copie all’anno. Avecomics dice invece di vendere ogni giorno tra 150 e 200 fumetti. Da qui molte preoccupazioni degli autori, che ritengono questi insuccessi frutto anche della mancanza di confronto: “vogliamo ricordare agli editori che i fumetti funzionano secondo caratteristiche precise, che se non vengono rispettate producono effetti negativi” ha detto qualcuno.

Secondo Vehlmann il punto interessante di Les autres gens è che ha pensato subito direttamente alla progettazione digitale, ovvero vignetta per vignetta. Ben diverso dal fumetto tradizionale, che ragiona in termini di doppia pagina, come Avecomics che progetta pagina per pagina. Nel caso di Les autres gens si ragiona sul libro solo alla fine, che non diventa un punto di partenza ma di arrivo, anche concettuale: la versione cartacea richiesta da Dupuis non era prevista, e la pagina verrà montata ad hoc, seguendo una riflessione differente e ad hoc per il libro, ma senza che questo abbia influenzato il processo creativo fin dall’inizio, sul fronte digitale.

Notizia: Avecomics/Aquafadas è una societa che sviluppa soprattutto software (per la stampa, per il libro – esempio: plugin per la versione digitale dei magazine), ed ha deciso che a breve metterà a disposizione del pubblico il proprio software con cui produce le versioni digitali dei vari fumetti, Comics Composer. Quindi questo tool sarà reso disponibile come un plugin Indesign o Xpress, in modo da rendere realizzabile una applicazione di fumetto digitale a singoli autori o piccoli editori, sulla base di un modello economico che verra annunciato nelle prossime settimane (il software sará gratis, e si pagherà al momento della vendita dei fumetti, o per l’utilizzo di alcuni servizi a valore aggiunto, dai metadati ai contenuti multimedia ecc).

Come ha ben sintetizzato l’eccellente Velhmann (forse la principale ‘rising star’ del fumetto francese, e testa davvero brillante) sono quindi due le questioni al centro del confronto attuale tra autori ed editori intorno ai diritti d’autore nel nuovo contesto digitale.
La prima è la percentuale delle royalties, che è ancora ricalcata sul modello cartaceo (il solito 8%). Ma la diversa struttura della filiera richiede una ragionamento differente, e gli autori Snac sono in prima linea nel fare luce sulle diverse strade possibili.
L’altro aspetto riguarda la durata di cessione dei diritti, complicata quando gli editori li cedono a loro volta per iniziative di licensing, dai film al merchandising (di solito un anno, fino a tre). Anche su questi gli autori dello Snac hanno molto chiaro che una cessione non può determinare la totale indisponibilità del lavoro da parte degli autori, che devono avere il diritto di non vedere bloccato il proprio lavoro su orizzonti troppo lunghi.

La negoziazione con gli editori non è semplice, ma lo spirito della Snac mi è parso collaborativo, perché se da un lato sanno di non poter cedere a tutte le richieste, dall’altro riconoscono il ruolo decisivo degli editori non solo nella comunicazione e nel marketing dei prodotti, ma anche nella discussione sul merito dei lavori, che spesso produce scambi utili a una migliore messa a fuoco dell’opera.

Una sola, grande lezione, per tutti: gli autori non possono e non devono rinunciare a discutere e confrontarsi. Tra di loro, con le controparti, e con parti terze (strutture associative e sindacali pre-esistenti). Ne va del futuro del loro stesso ruolo, ma anche più in generale della qualità dell’ambiente professionale ed economico in cui si troveranno ad agire.

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5 Risposte

  1. […] non si troverà una soluzione equa. Potete leggere la sintesi di Stefanelli nel suo blog, facendo click qui. // Share| afNews è attiva dal 1995 sotto varie forme fino a quella attuale. In effetti, […]

  2. Bel riassunto, dal fronte francese, sul digitale. Interessante l’approccio propositivo degli autori d’oltralpe alla discussione. Sono convinto, però, che i parametri di confronto dei prodotti digitali devono essere le opportunità che possono nascere dalla condivisione e non dalla vendita dei file. In ogni caso modelli di business tutti ancora da inventare.

  3. ” Un dettaglio, che segnalo agli italiani impegnati in attività simili. A breve sarà disponibile una brochure prodotta dallo Snac, “Le contrat d’edition, mode d’emploi” (anche a fumetti, se ho ben capito). Non conterrà però quella chimera che alcuni italiani inseguono, il “contratto tipo”, ma una serie di elementi rilevanti intorno a cui descrivere le prassi e le alternative possibili. Uno strumento pedagogico, come ha detto il segretario dello Snac.”

    Su questo punto vorrei fare una precisazione.
    Il documento dello SNAC era già previsto per Aprile 2010. Sono da mesi che lo attendo proprio per poter vedere quello che c’è scritto.
    Perchè io, Claudio Stassi ed altri abbiamo pensato al “Contratto Tipo”?
    Perché per spiegare il modo d’impiego di una cosa quella cosa deve avere una base comune e consolidata,
    In Italia molto spesso i contratti sono o terribili o addirittura inesistenti. Fare un manuale d’istruzioni senza prima avere un oggetto (il contratto) da poter spiegare sarebbe solo inutile e incomprensibile.

    • Luca: condivido l’utilità di un “manuale d’istruzioni”. Ma la preoccupazione che avrei – non so se simile a quella dei sindacalisti francesi – è l’effetto di costruire, volenti o nolenti, un “idealtipo”.

      Il che mi pare rischioso, soprattutto per i più inesperti o i più ingenui. Che potrebbero prenderlo come un riferimento ” alla lettera”. E questo genererebbe più scontri, che negoziazioni puntuali, nel gioco delle controparti tra autore e editore. Ma spero di sbagliarmi.
      Di certo, da qualche parte bisogna pur partire. L’idea di farlo da modelli-tipo mi pare inopportuna, perché non siamo in un contesto legislativo e sindacale (quello del fumetto) che preveda scenari da “contratti nazionali”. Vedrei meglio una piattaforma di discussione più flessibile e “gradualista”. Come la proposta del vademecum Snac.
      Finché non è nemmeno riconosciuta la professione, rischiamo di avere un idealtipo (contratto) di un idealtipo (professione). Il che potrebbe complicare, invece che semplificare.
      Sarebbe poi opportuno, forse, la ricerca di un confronto di merito con un sindacato. Cosa che in Italia mi sembra sia ancora lontana, tutta da costruire. E sarebbe utile, costruire tavoli di discussione simili.

  4. Matteo, capisco le tue preoccupazioni, ma forse non sono riuscito a spiegarmi bene.
    Il problema è questo: In Francia, se io prendo un contratto Dargaud, Delcourt o Soleil, posso avere delle lievi (ma a volte importanti) differenze nelle clausole, ma la struttura di base è sempre la stessa. è come cambiare modello d’automobile, gli accessori cambieranno, ci sarà una cosa piuttosto che un’altra, ma tutte si guidano nello stesso modo.
    In Italia, ti posso assicurare che fare un discorso come quello francese sarebbe impossibile.
    Perché da noi è il far west. C’è chi, al posto dell’auto ti presenta una bicicletta, chi solo un volante, chi un’auto che sembra perfettamente funzionante ma in realtà ha le porte saldate e per entrarci devi passare dai finestrini.
    Io ho visto, un paio di giorni fa, un contratto per fumetti che parlava di “consegna del dattiloscritto”!!!
    C’è gente che un contratto non l’ha mai visto, oppure che ha firmato una cosa di una mezza paginetta e che crede che sia normale così.
    Quindi abbiamo dovuto creare una base su cui poter lavorare.
    Era inutile commentare un contratto se questo era inesistente.
    Quindi, prima di tutto si è fatto (e si sta ancora facendo) un lavoro di “costruzione”, quindi, ci sarà quello di analisi.
    La scrittura del “contratto tipo” non è lo scopo del nostro progetto, bensi il mezzo che ci serve per poter arrivare allo scopo finale, cioè il vademecum all’analisi e alla comprensione di un contratto per i fumetti.

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