La lettura di fumetto: una survey nazionale (Francia)

Un piccolo passo per l’umanità, ma un grande passo per la fumettologia: finalmente abbiamo a disposizione una survey decente sul fumetto.

Durante il Salone del Libro di Parigi, infatti, sono stati presentati i risultati della prima indagine sulla diffusione della lettura di fumetto in un grande Paese – la Francia – fondata su un campione rappresentivo (statisticamente) dell’intera popolazione nazionale. Si tratta di una di quelle ricerche “di sfondo” che offrono alcuni dati fondamentali – grazie alla combinazione di tecniche quantitative e inferenze statistiche – per misurare la penetrazione sociale della lettura, declinata qui su ciò che è possibile rilevare (informazioni, comportamenti, preferenze) intorno al fumetto.

In giro per il mondo, quantomeno tra Europa e Stati Uniti, non esistevano prima d’ora indagini simili. In Francia i soli dati disponbili fino ad oggi erano quelli della maxi-ricerca complessiva sulle “pratiche culturali” (dal teatro al cinema alla letteratura), che comprendeva solo alcuni dati sul fumetto (un’analisi di questi è nel capitolo di Gilles Ciment – tra gli animatori più appassionati di questa survey – per il mio/nostro La bande dessinée: une médiaculture). In Italia solo le rilevazioni multiscopo Istat e i rapporti dell’Istituto IARD includono il fumetto, ma in chiave parziale e mai focalizzata.

Per la prima volta, dunque, il Ministero della Cultura francese ha promosso, insieme alla Bpi – che l’ha coordinata – una ricerca sulla diffusione e la percezione del fumetto in una vasta popolazione nazionale. Un lavoro ampio e rigoroso. Che offre così un’occasione importante per descrivere questo tipo di consumo culturale, e comprendere alcune caratteristiche della sua condizione attuale. Con tutti gli ovvi limiti del caso: non solo quelli strutturali del dato (non è un censimento, ma una rilevazione statistica, per quanto estesa e credibile), ma anche le distorsioni inevitabili della metodologia (i metodi quantitativi, che prendono “per buone” delle mere dichiarazioni, sollecitano risposte solo sui temi “non spontanei” loro offerti, e non possono offrire “spiegazioni” dei dati stessi).

Tra i risultati principali, dunque, ne sintetizzo qui alcuni. A partire dalla premessa di metodo: il campione è composto da 4580 soggetti di età > 11 anni (dunque esclusi i bimbi in età prescolare e nella scuola primaria), intervistati a metà del 2011.

Per cominciare, i macro-risultati:

Tre francesi su quattro si dichiarano lettori di fumetto. Ovvero: il 76% dei francesi (sulla base del campione) dice di avere letto almeno 1 fumetto: alcuni negli ultimi 12 mesi (29%: li chiamerò “lettori attivi”) altri negli anni precedenti (47%: “lettori passati”).

I lettori ‘attivi’ sarebbero quindi circa 16 milioni.

Metà dei francesi dice di possedere fumetti. Ovvero: il 49% degli intervistati dichiara di avere a casa almeno un fumetto, libro, albo o giornale che sia. Ovviamente i ‘possessori’ sono più numerosi tra i “lettori attivi” (87%) e meno tra i “lettori passati” (44%).

Detto altrimenti: il “bacino d’utenza” del fumetto, in Francia, è piuttosto consistente. Ragguardevole, se paragonato ad altri paesi: nonostante, come ho detto, sia impossibile fare comparazioni in assenza di analoghe indagini altrove, è ragionevole supporre che una penetrazione intorno ai 3/4 della popolazione non sia eguagliata in altri grandi mercati, da quello statunitense a quello italiano.

Entrando più in dettaglio, partiamo dalla “brand awareness”, ovvero: quali sono i fumetti più noti? I più citati, includendo anche i non-lettori, sono risultati i seguenti:

  • Les pieds nickelés  74%
  • Blake et Mortimer  72 %
  • Rahan  51%
  • Corto Maltese  51%
  • Naruto  41%
  • Blueberry  33%
  • Agrippine  30%
  • Lanfeust  14%
  • L’Incal  6%

Non sto qui a dettagliare le ragioni di questa classifica. Mi limito a ricordare come i Pieds nickelés siano i più ricordati perché ormai parte della lingua comune, anche tra i non-lettori, come una sorta di sinonimo dei nostri “fannulloni”, particolarmente indolenti sul lavoro. E mi limito a sollevare una questione secondaria: l’assenza di Tintin e Astérix è forse comprensibile, ma non del tutto chiara. [UPDATE: nei commenti, un chiarimento su questo punto da parte dello stesso G.Ciment]

Passando quindi ad altri e più importanti aspetti: chi sono questi lettori? Nel profilo del pubblico emergono innanzitutto le differenze generazionali:

  • tra i > 60 anni, 1 persona su 2 (49%) dichiara di non avere mai letto fumetti
  • tra gli < 60, solo 1 su 4 (24%) – o anche meno, tra i giovanissimi – dice di non averne mai letti

Si tratta di un punto importante perché, alla luce delle principali correlazioni intergenerazionali, mostra come i fattori di socializzazione primaria (famiglia) giochino un ruolo cruciale. Dice il rapporto:

L’indagine mostra che la sensibilizzazione precoce al fumetto ne favorisce la pratica in età adulta, e in particolare il fatto di avere avuto tra i genitori dei lettori di fumetti: la probabilità di essere lettori è del 45% in questo caso, il 18% in caso contrario. Per converso, solo il 6% delle persone di età superiore ai 60 anni ha avuto un genitore lettore di fumetti, contro il 29% dei soggetti di età tra i 18-24 anni.

Ma non mancano anche differenze di gender molto marcate. In generale si dichiarano lettori di fumetto:

  • il 38 % degli uomini
  • il 21 % delle donne

Infine, la scolarizzazione e le condizioni sociali sono un ulteriore fattore molto rilevante. Anche se in modo opposto a quanto si sarebbe potuto intendere decenni fa: i lettori di fumetto non vengono dalle classi sociali più sfavorite, ma al contrario dai soggetti più scolarizzati e professionalmente meglio collocati:

  • tra i lettori attivi, solo il 6% dei semplici diplomati alle scuole primarie legge fumetti, mentre tra i titolari di diploma di scuole superiori o università si tratta di ben il 38%
  • sempre tra i lettori attivi, legge fumetti il 20% degli operai, ma ben il 48% tra i membri della categoria (consolidata nell’analisi sociodemografica francese) dei “quadri e professioni intellettuali superiori”

Rispetto alle opinioni sul fumetto, ovvero alla percezione sociale della sua identità come consumo culturale, i risultati dicono che:

  • 92 % legge fumetti per divertirsi o per distrarsi
  • 78 % considera il fumetto una forma d’arte “a tutti gli effetti”
  • 70% i fumetti possono stimolare il gusto per la lettura (di altro)
  • 70% con il fumetto si può imparare molto e farsi una cultura
  • 65% i fumetti incitano l’interesse verso altre forme artistiche
  • 41% per leggere fumetti bisogna avere parecchio tempo libero
  • 40% i fumetti sono fatti soprattutto per i bambini e i giovani

L’indagine mette a fuoco anche qualche indicazione sulle diete di lettura. Innanzitutto rispetto all’intensità e ai tempi sociali della pratica:

  • la metà (52%) dei lettori attivi legge fumetti solo durante le vacanze o in occasioni episodiche
  • un terzo (32%) dei lettori attivi dichiara di leggerne lungo tutto l’anno
  • il 15% dichiara di leggerne in casi eccezionali

Dal punto di vista della quantità di letture, e considerando anche qua i soli “lettori attivi” nei 12 mesi:

  • < 10 fumetti/anno : 43%
  • tra 10 e 19 fumetti/anno: 25%
  • tra 20 e 49 fumetti/anno: 19%
  • > 50 fumetti/anno (“lettori forti”): 14% (ovvero: il 3% dell’intera popolazione francese >11 anni)

Tra i generi, o meglio tra le ‘famiglie produttive’ del fumetto, i più consumati dai lettori attivi sono risultati i seguenti:

  • album franco-belgi e europei: 83% (27% tra i lettori in genere, inclusi i “lettori passati”)
  • comics: 48% (16%)
  • fumetti umoristici: 52% (15%)
  • mangas e asiatici: 38% (12%)
  • graphic novel o alternativi: 21% (6%)

Naturalmente questo dato non va confuso con una vera e propria segmentazione del pubblico: alcuni generi sono per esempio fortemente correlati all’età, ma altri sono decisamente trasversali (gli album ‘alla francese’ in primis).

Infine, un’altra variabile interessante mappata dalla ricerca è quella delle motivazioni relative alle scelte di consumo, o meglio quelli che la sociologia dei consumi e il marketing chiamerebbero più propriamente “driver di acquisto“, trasversali ai generi:

  • storia: 66%
  • disegno: 59%
  • personaggio: 35%
  • fedeltà ad una serie: 15%
  • firma dell’autore: 12%

Per una prima presentazione, mi fermo qua. Una sintesi della ricerca, in francese – più dettagliata di quanto abbia potuto fare in questo post – è disponibile a partire da qui, firmata dai ricercatori Christophe Evans e Françoise Gaudet. Nei prossimi mesi il sito della Cité proseguirà peraltro ad offrire ulteriori elementi, ovvero nuovi dati e letture incrociate degli stessi. Per proseguire un lavoro interpretativo che, ne sono certo, proseguirà nel tempo.

Una survey di queste dimensioni segna un piccolo punto di svolta nella ricerca sul fumetto, perché servirà da base per interrogazioni sociologiche – e più ampie riflessioni – a lungo. E chissà mai che possa aiutare, prima o poi, a mettere in opera un lavoro paragonabile anche in Italia.