[1001 fumetti] Anarcoma

L’anteprima di 1001 fumetti di questa settimana è dedicata a un’opera spagnola. Non un fumetto qualsiasi: uno dei simboli di quel movimento (e stagione) di grande energia creativa e sociale che fu la Movida (eh beh: mica ci saremo scordati che quella parola viene ben prima del suo uso per definire “quartieri di locali e aperitivi”, vero?). Un fumetto, all’epoca, sfacciatamente provocatore, la cui memoria vale la pena conservare.

******************************************************************************

Anarcoma, 1980 (“Nazario”, Spagna)

Anarcoma_20042003

Nel corso degli anni Ottanta le avventure di Anarcoma sono state ospitate su diverse testate quali Rampa, El Víbora, e numerose riviste internazionali, ma il volume in oggetto è la prima raccolta delle sue avventure. Protagonista del fumetto è Anarcoma, una prostituta detective transessuale attiva nei più oscuri meandri delle strade di Barcellona, e le diverse storie la vedono alle prese con malviventi, pericoli, trappole e situazioni assurde, nonché occasionali sveltine.

In nome “Anarcoma”, intenzionale crasi tra anarco (anarchico) e carcoma (in spagnolo “tarlo”), vuole riflettere la libertà sessuale e l’ottimismo che permeavano la ex cattolicissima Spagna dopo la fine del franchismo, in particolare per quanto riguardava la comunità omosessuale, uscita allo soperto dopo anni di persecuzioni. Sotto molti punti di vista Nazario è stato un precursore del movimento controculturale – la movida – solitamente associato a Madrid, ma in realtà molto vivo anche in altre città della Spagna.

anarcoma

La trama è ricca di svolte, doppi binari narrativi e colpi di scena. Interessante e un po’ ridicolo, invece, è il ruolo assegnato a una strana macchina inventata da professor Onliyú, di cui nessuno conosce però la funzione. Il disegno di Nazario è ricco di dettagli e multicolore, e i suoi personaggi sono fisici e imponenti. Alla protagonista, spesso paragonata a un incrocio tra Modesty Blaise, Lauren Bacall e Humphrey Bogart, è stata anche dedicata una canzone da Marc Almond dei Soft Cell, nel 2007, che porta lo stesso titolo della vitale e un po’ (troppo) dimenticata serie di Nazario.

PM