[Angouleme 2010] Nascita del fumetto: genealogie Hogartiane

Tra le novità di Angouleme, una era quella che più attendevo. Da anni. Niente Art Spiegelman o Nicolas De Crécy, né Yuichi Yokoyama o Dash Shaw. Qualcosa di ben più importante. Un’opera di cui ho seguito il work in progress e di cui, da tempo, aspettavo il momento della ‘uscita pubblica’, per poterne seguire e misurare l’impatto culturale.

Non sto parlando di un’opera a fumetti, però. Ma di un saggio di raro valore. Per molti aspett, di gran lunga superiore a un qualsiasi manuale di Eisner o a uno Scott McCloud. Parlo di Naissance de la bande dessinée di Thierry Smolderen. Il suo lavoro, dal mio punto di vista, è l’indagine più importante mai realizzata sull’identità storica del fumetto. Per due ragioni. Da un lato perché potrebbe offrire la spallata finale contro la favoletta secondo cui “il fumetto ha circa 100 anni, più o meno coetaneo del cinema” (il mito del fumetto come medium dell’età contemporanea). Dall’altro perché scavando nella sua traiettoria in età moderna, potrebbe finalmente offrire un quadro non aneddotico degli elementi (culturali, estetici, sociali) utili per ripensare l’intera genealogia storica del fumetto.

L’obiettivo è, all’orizzonte, arrivare a un modello di “Storia del fumetto” più compiuto. Una storiografia fondata sia su una documentazione corretta, sia su un modello teorico non strampalato o derivativo (dal cinema), come quello in cui siamo rimasti impaludati 50/60 anni, da Coulton Waugh fino alla “riscoperta” di Topffer. Una storia che eviti gli esempi naif distanti dal fumetto (biblia pauperum, colonne traiane…) ma che, viceversa, non si permetta più di relegare l’Ottocento a zona grigia e “pre-storica”, partendo dal presupposto che il fumetto ha almeno due – e non uno – secolo di vita. Con tutto quello che ne consegue, in termini di linguaggi, contenuti, supporti, temi, stili ecc. ecc.

Ma di questo modello di Storiografia che pian piano si va definendo, anche se resta un traguardo non immediato (c’è ancora tanto lavoraccio da fare), riparlerò di certo. Così come riparlerò del lavoro di Smolderen. Che in realtà ho già letto (per metà) in autunno, ma che solo ora possiedo stampato (merci, Thierry). Quel che mi limito ad anticipare è che nel suo lavoro Smolderen ha messo al centro William Hogarth. La tesi è che la grammatica del linguaggio fumettistico si accende con Hogarth passando per Cruikshank, Töpffer e penetrando in tutti i big del fumetto ottocentesco come Cham, Wilhelm Busch, Caran d’Ache, fino ai ‘nipoti’ di inizio Novecento come Christophe, Outcault, Dirks, McCay ecc.

William Hogarth, dunque. Non una ‘nuova scoperta’ per la storia del fumetto. Ma un autore che rappresenta da solo una cerniera tra la storia dell’incisione e il boom europeo delle stampe popolari, tra Durer e Topffer. Ovvero il brodo di coltura di tutta la prima stagione del fumetto moderno. Una stagione con bestseller e trendsetter anche su scala internazionale (Lavinio che scimmiotta Hogarth, Topffer tradotto in USA, McCay che plagia fogli volanti francesi…). Un periodo di grandi artisti, di forme pubblicitarie già avanzate, e di pubblici differenziati, già consapevoli di essere parte di un circuito di consumi visivi ben distinto dalla fruizione artistica o pedagogica.

Se vi capita di passare a Londra, andate a vedere Hogarth in technicolor. Entrerete in uno dei musei più bizzarri d’Europa – la casa-museo dell’architetto e collezionista Sir John Soane. E troverete la versione dipinta del suo iper-influente Rake’s Progress.

4 Risposte

  1. Anche questo post è molto interessante…Immagino che ci siano poche speranze di veder tradotto un libro così in Italia.
    Ho visto che costa quasi 30 euro, per quel che ho capito li vale tutti, no?

  2. […] ricollego, dunque, alla segnalazione fatta da Matteo Stefanelli dell’uscita del libro di Thierry Smolderen Naissances de la Bande Dessinée. Preciso subito […]

  3. […] 1 marzo 2010 “Del fumetto prima del fumetto” strikes back Posted by Daniele Barbieri under comunicazione visiva, fumetto | Tag: Antonio Rubino, Caran d'Ache, cinema, comunicazione visiva, fumetto, Little Nemo, Matteo Stefanelli, narrazione per immagini, nascita del fumetto, Richard Felton Outcault, Sergio Tofano, Windsor McCay, Yellow Kid | Leave a Comment  Rispondo a Matteo Stefanelli che commenta il mio post del 26 febbraio (che a sua volta commentava il suo del 3 febbraio). […]

  4. […] Rinvio al post immediatamente precedente per i termini della polemica (e ovviamente al post di Stefanelli che ha iniziato il tutto). Ally Slooper, dalla voce di […]

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