Lettori di fumetti (USA), questi sconosciuti: i dati DC

Tra le caratteristiche principali dell’editoria di fumetto, una di quelle su cui insisto spesso è la scarsità di elementi conoscitivi sul suo pubblico. Detto altrimenti: quello che gli editori “sanno” sui lettori è un sapere più informale che formale (ovvero: dati e misurazioni).

La conoscenza dei consumatori da parte dei produttori, nel fumetto, è stata storicamente guidata da quella che Fausto Colombo ha descritto come “percezione empatica” dei gusti del pubblico, ovvero dalla condizione di forte prossimità sociale e culturale tra creatori/editori/lettori. Una prospettiva che ha messo in secondo piano gli strumenti più moderni e maturi di conoscenza del pubblico, cioé quelle “ricerche di mercato” il cui obiettivo è descrivere, monitorare e analizzare i lettori: i loro profili sociodemografici, i loro comportamenti, i gusti e le progressive trasformazioni di tutti questi aspetti.

Per questo le indagini di mercato sui lettori di fumetto, commissionate – come è comprensibile, in questo caso, dalle sole major – sono “oggetti rari” abbastanza interessanti. Soprattutto quando vanno al di là dei meri test di prodotto (focus group utilizzati per preparare e/o affinare il lancio di nuove testate).

L’editore DC Comics ha commissionato una ricerca (condotta da A.C. Nielsen), presentata al recente meeting dell’associazione di retailers Comics Pro a Dallas, sui lettori del recente crossover-evento The New 52, lanciato lo scorso settembre.

I dati principali:

  • il 70% degli acquirenti di The New 52 erano lettori ‘forti’ di fumetti, mentre circa il 5% erano i lettori “nuovi” ai comics.
  • meno del 2% aveva sotto i 18 anni, e il 2% oltre i 55 anni (13-17: 1%-2%, 18-24: 14%-22%, 25-34: 37%-42%, 35-44: 27%-35%, 45-54: 7%-11%, 55+: 2%)
  • il 93% erano maschi.
  • il reddito medio, per oltre il 50% dei soggetti, era sopra i 60.000 dollari/anno.
  • rispetto al rapporto digitale/onpaper, il 57% dei soggetti che aveva acquistato la versione digital ha dichiarato di avere letto anche la versione cartacea, mentre solo il 16% dei lettori ‘cartacei’ ha detto di avere acquistato la versione digitale.
  • ben il 48% dei lettori ‘digital’ sarebbe oltre i 35 anni.

Sulla “qualità del dato” preferisco non pronunciarmi, perché non conosco tutti gli elementi necessari (l’impianto metodologico nei dettagli). La tecnica d’indagine pare essere quella del questionario strutturato, somministrato a campioni reperiti in tre modi differenti: uno di clienti di fumetterie (167), uno online (5.336) e uno di clienti della versione digital (676, reperiti non so bene come).

Mi limito quindi a tre considerazioni:

– in generale, pare una buona fotografia di un fatto mai troppo sottolineato: i comics di supereroi, oggi come oggi, sono un prodotto per un pubblico ben diverso dall’infanzia, preadolescenza o adolescenza.

– pare che questa (queste?) iniziative editoriali siano utili a sostenere il fatturato, ma non aiutino certo a espandere il perimetro del mercato (leggi: nuovi pubblici).

– e pare che gli acquisti ‘digital’ – come ha raccontato a ICv2 John Rood (VP Sales, Marketing and Business Development per la DC) – siano da considerare “addizionali” su quelli cartacei: il business del fumetto digitale non starebbe sostituendo ma amplificando il consumo.

Non molto, se volete. E per altri dettagli e commenti, potete andare qui o qui.

Ma nemmeno così poco, di fronte a stereotipi antichi (i fumetti di supereroi come prodotto per kids/teen) e recenti (digitale versus cartaceo).

4 Risposte

  1. C’era bisogno di una ricerca di marketing così inutile?
    L’unico dubbio era su quanti nuovi lettori erano stati attirati dal rilancio DC. Ma non era un grosso dubbio: dopo i primi due mesi di vendite al di sopra del normale, le vendite dei fumetti DC si sono assestate su livelli che in precedenza erano della Marvel.
    L’aumento del venduto era da attribuire all’arrivo di nuovi lettori e al travaso di lettori dalla Marvel alla DC. Era ovvio che la percentuale di nuovi lettori non poteva essere alta.

    Non era meglio fare una ricerca sul mercato delle librerie di varia?

    • Permittimi. La questione è diversa. Mi pare una considerazione un po’ troppo italiana la tua. Lo studio in questione tratta di mercato diretto, in USA hanno bisogno di tenerlo sotto controllo. Il mercato dei tpb di serie commerciali non può esistere se gli editori non sanno quanto vanno bene o meno le serie e i loro rilanci. E in libreria ci vanno i tpb.
      Poi si potrebbe anche parlare del fatto che non mi pare errato dire che in USA non ci sono tutte le questioni che ci sono da noi su fumetteria Vs libreria di varia. Da loro la gente sa comunque dove si comprano i fumetti, sa di dover andare in fumetteria, che non è un postaccio strano, e non ha bisogno di “scoprirli” per caso in libreria i fumetti 🙂
      Per DC ecc credo ce ne fosse bisogno, e se il travaso è proprio come dici te, non è cosa da poco. Poi credo gli serva parecchio per i dati sul digitale, e mi son sembrati un po’ vecchini gli utenti.
      -spero cmq di non aver frainteso le tue considerazioni-

      • sull’utilità di monitorare il ‘canale’ fumetterie non ci sono dubbi. Però mi lascia perplesso che questo prodotto fosse adatto – e soprattutto sufficiente – a farlo.
        Mi pare invece del tutto opportuna l’idea di un’analisi comparata digital/onpaper (pure qui ho dubbi, ma solo metodologici).
        Sul rapporto fumetteria/libreria negli Usa: se i tpb sono ancora ‘derivativi’ dal modello “albo per fumetteria” ha abbastanza ragione Valerio. Ma dubito che questo modello potrà durare a lungo, quantomeno in queste proporzioni.

        • Ma così hanno monitorato il canale fumetteria, perché non dobbiamo confonderci che lì non abbiamo a che fare con le edicole, nel senso che ormai non siamo più al tempo in cui i fumetti si compravano nei drugstore e ai newsstand.
          Poi capita di vedere regolarmente anche quegli studi di mercato dove si dimostra l’ascesa dei numeri del tpb.
          Mi riesce difficile pensare che il formato morirà. Purtroppo nel fumetto indie il comic book non c’è quasi più – anche se son convinto che non morirà nemmeno lì.
          E se invece quel tipo di serializzazione trovasse sbocco principale nel digitale?

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