La vera storia di Calimero, secondo Peroni (UPDATE)

A 82 anni se n’è andato Carlo Peroni. Uno dei maggiori talenti del fumetto umoristico italiano.

Dal punto di vista visivo, nei suoi migliori lavori i personaggi erano dotati di una straordinaria energia recitativa, e da un character design assai riconoscibile, spesso sposato al gusto ludico per un “affollamento grafico” di matrice quasi enigmistica.

Tra le tante creazioni cui contribuì, una rimane senza dubbio al centro dell’immaginario popolare italiano, sebbene la sua vicenda produttiva sia stata particolarmente controversa, e il mancato riconoscimento del ruolo significativo di Peroni particolarmente triste: Calimero. Di questa piccola, straordinaria invenzione visiva, così Peroni scrisse su uno dei suoi tanti blog (già: era un blogger ottantenne), nel luglio 2008:

Quando, nel lontano 1963, tornando da Roma, ero stato assunto presso la ditta dei fratelli Nino e Tony Pagotto (allora la ditta si chiamava “Organizzazione Pagot” e successivamente trasformata in “Pagot Film“) avevo avuto come primo incarico quello di animare qualche Carosello […]

ad un certo punto i due fratelli Pagotto (che avevano modificato il loro cognome in Pagot) mi chiesero di realizzare una singola puntata di un Carosello provvisorio, dato che la ditta Mira Lanza era insoddisfatta dei Caroselli che loro avevano realizzato fino a quel momento […]

I Caroselli che erano stati realizzati prima si svolgevano tutti in una fattoria di campagna ed il protagonista base era un gatto, ma quella serie non era piaciuto ai responsabili e di conseguenza i proprietari della Mira Lanza, per cui volevano chiudere quella serie. I due fratelli dissero ai responsabili della Mira Lanza che avrebbero studiato qualcosa di nuovo… Quelli accettarono, anche se di malavoglia. Così, mentre loro studiavano una idea da proporre, mi lasciarono libero di realizzare una puntata del Carosello per la Mira Lanza con quello che meglio credevo.

Per fare prima mantenni l’ambiente nella fattoria in campagna, ma ci studiai una storiellina: dal pollaio usciva un uovo e si intravedevano le zampe sotto: evidentemente dentro c’era un pulcino; infatti in pochi fotogrammi si poteva vedere che era completamente bianco; questi, non vedendoci tanto bene, per via del mezzo guscio che aveva in testa, girava a zig-zag ed alla fine cadeva dal pollaio e terminava in una pozzanghera molto scura. Da qui poi ne usciva, completamente nero, e con ancora una parte del guscio in testa (questo rimasto bianco).

Poco tempo prima avevo notato in una cascina della campagna bergamasca che un pulcino aveva ancora un pezzo di guscio in testa; la contadina mi spiegò che a volte quel fatto succedeva, così pensai di lasciare al personaggio quella parte di guscio in testa. Ma questo pulcino (ora diventato nero) girava per andare a cercare la sua mamma, ma questa non lo riconosceva come suo, dato che lei aveva solo pulcini bianchi e lui era nero. Allora proseguiva la ricerca… Alla fine incontrava una olandesina che lo prendeva in mano, commentando che lui non era nero, ma solo sporco e lo immergeva brevemente in una tinozza dove aveva messo del detersivo e Calimero (il nome lo avevo messo perchè doveva far rima con nero e mi ero ispirato al nome della via che era proprio nella vietta accanto all’ingresso della ditta: “via San Calimero” dalla quale passavo ogni volta che mi recavo al lavoro, a Milano, in Corso di Porta Romana) ne usciva bianco! E da qui si collegava con il filmato pubblicitario finale.

Come avevo detto, quella avrebbe dovuto essere una puntata isolata, ma i responsabili della Mira Lanza lo videro ed a loro piacque molto e dissero che quello sarebbe stato il loro nuovo Carosello! Fu subito un grande successo ed i due fratelli inventarono subito una versione da raccontare in giro per evitare che si sapesse che chi aveva avuto l’idea di quel personaggio fosse stato un loro dipendente. Io ci rimasi molto male e dovetti tacere: mi serviva il loro stipendio per dare da mangiare ai miei tre figli. Quindi loro strombazzavano che l’idea era loro ed io ci soffrivo, ma in silenzio.[…]

Un giorno, prima di entrare al lavoro, vidi un titolo su un giornale: al Festival della Pubblicità, che si era appena svolto, avevano vinto il primo posto il Carosello di Calimero, al secondo quello di Cocco Bill ed al terzo quello di Gatto Silvestro. Tutti Caroselli curati completamente da me: sceneggiatura, animazioni, disegni per le scenografie, montaggio e regia! Oltre tutto sul giornale c’era scritto che alla ditta produttrice erano stati consegnati i premi in denaro, una grossa cifra! Io presi quel giornale ed andai di corsa da uno dei due fratelli mostrandogli il giornale e gridando “Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!” Il Pagotto mi guardò appena e mi disse che lo sapeva, ma che era meglio che andassi subito a lavorare perchè ero già in ritardo e stavo perdendo tempo.

Quel giorno non realizzai nemmeno un fotogramma, ero troppo avvilito ed arrabbiato. Non pretendevo dei soldi, mi sarebbe bastato un semplice caffè come ringraziamento… Invece… Quindi il giorno dopo mi presentai ed andai da quel Pagotto e gli dissi che mi licenziavo. Lui pensava che scherzassi, ma quando vide che ero deciso, dovette lasciarmi andare.

In compenso, loro avevano bisogno di me perchè avrei dovuto comunque proseguire i Caroselli iniziati, ma come esterno. Del resto molti di quei Caroselli li avevo realizzati sempre io e loro non avrebbero saputo a chi rivolgersi. Così stabilii io le cifre ed i tempi di consegna, che mi furono accettati. Mi diedero moltissimi Caroselli da fare e, dopo un po’ si sparse la voce e molti clienti della Pagot Film preferirono rivolgersi direttamente a me. Nel frattempo, visto che io mi ero licenziato dalla Pagot Film, si licenziarono anche altri due animatori che subito si misero a lavorare per me. Poco tempo dopo la “Pagot Film” chiuse i battenti.

No, la faccenda non è finita: diversi anni dopo scoprii dall’INPS che quella ditta non aveva pagato i miei contributi per tutto il tempo che ero stato loro dipendente! Ne ho parlato anche in altre puntate di questo PeroBlog; non solo loro non mi avevano pagato i contributi, ma nemmeno le altre ditte per le quali avevo lavorato, come ad esempio “Il Vittorioso“, a Roma, e la “Gamma Film“, a Milano (dove avevo realizzato una buona parte del lungometraggio “Putiferio va alla guerra” e moltissimi famosi Caroselli, come ad esempio Capitan Trinchetto, Cimabue, Sorbolik e molti altri ). […]

A breve distanza dalla scomparsa di Peroni, Marco Pagot (proprio lui: stesso nome del memorabile protagonista del Porco Rosso di Miyazaki) ha inviato una nota all’agenzia Adnkronos, e in seguito a questo ed altri blog. La nota completa è qui, ma il succo mi pare in questi tre passaggi:

  • Pagot precisa che Peroni è stato ”uno dei valenti animatori che collaborarono all’epoca nello studio”
  • Pur riconoscendo i meriti di Peroni, Pagot ricorda inoltre che “Nino e Toni Pagot, mio padre e mio zio, sono gli unici autori dell’immagine grafica del personaggio Calimero, come risulta da tutti gli atti dell’epoca e le registrazioni successive e come è chiaramente riportato nel copyright”.
  • Infine precisa che “Alla nascita del personaggio collaborò inoltre Ignazio Colnaghi che scrisse le prime storie con Toni Pagot e che fu ed è, ancora oggi, la voce originale del personaggio”.

 

questo terzo disegno, sia chiaro, non è di Peroni: Pagot, I suppose.

22 Risposte

  1. Guarda ero andato ora a trovare un video di Carosello, che volevo mostrarloinsieme aquesta notizia, e mi sono trovato davanti ad un messaggio con un’annotazione “Perogat”, non so se sia sua…Parole dirette ad un pubblico che non comprende assolutamente e troppo facilmente si attacca alla tastiera a ciacolare..

    Ti segnalo il video…

    Cosa penso ? Che quest’anno non vuole finire..non vuole finire, mia madre che non sa, non conosce questa notizia, mi ha ricordato quando, piccolissimo, ballavo al tempo di Carosello, di questa pubblicità, eguardavo il “pulcino Nero” – lo ricordo bene – quando lei collezzionava alcune figurine dei concorsi di detersivi oggi scomparsi – ..Il tempo fugge..Andiamo avanti..
    Grazie Perogatt e grazie a te dell’articolo.

  2. Hai capito i Pagotto, vorrei sentire la loro versione ora… ma vince dieci a zero Peroni.

    • Una replica? Il signor Peroni, benemerito SCONOSCIUTO e grande bugiardo, era già stato diffidato legalmente a continuare a pubblicare tali falsità.

      E’ stato inoltre ottenuto il divieto di inserire su Wikipedia riferimenti al suddetto personaggio in quanto falsi.

      • buongiorno Barbara: diffidato dai Pagot? Davvero?
        Ci faresti avere qualche informazione/fonti?
        E attenzione: sconosciuto, mi pare una parola un po’ forte.

  3. Anche le affermazioni fatte nel vostro articolo relativamente ai fratelli Pagot mi sembrano abbastanza forti e non supportate da alcuna prova. Non mi sembra che in tutti questi anni ce ne sia stata nemmeno una da parte né di Peroni né dei suoi famigliari.

    Giusto una nota, mi risulta molto difficile da credere che i Pagot non abbiamo pagato Peroni, visto che piuttosto che dichiarare fallimento col rischio che i loro dipendenti non venissero pagati hanno venduto tutte le loro proprietà proprio per pagare tutte le persone che lavoravano per loro.

    • no, cara barbara: l’affermazione “bugiardo” non è mia.
      E proprio perché non conosco i dettagli, mi sono limitato a parlare di una “vicenda produttiva controversa”, e di un “mancato riconoscimento del ruolo”, che – per quanto mi riguarda – potrebbe essere anche diverso da quello di ‘creatore in toto’ (che peraltro non gli ho attribuito: rilegga).
      Se conosce altri elementi (link o documenti) massima disponibilità a discutere. Ma le sole parole forti, qui, restano le sue – sorry.

  4. caro matteo, ma dall’articolo che lei ha pubblicato si evince che perone sia stato truffato dai Pagot e non mi sembra che qui si stia tentando di indagare su una vicenda controversa e venirne a capo, dal momento che viene riportata la versione di una sola parte senza alcun dubbio circa la verità delle affermazioni di perone. Se riportando l’articolo non avesse usato il titolo La vera storia di Calimero, sarebbe sembrato meno tendenzioso e accusatorio nei confronti dei Pagot, non le pare?

    perone a quanto ne so presso i Pagot svolgeva la mansione di animatore = traduce in cartone animato lo storyboard ideato, scritto e disegnato da altri… ma di certo non inventa nulla, è la fase produttiva non creativa del cartone animato

    • che Peroni fosse animatore per i Pagot lo sappiamo.

      Quel che lui ha raccontato nel suo post, però, va oltre. E lo fa con numerosi dettagli. Sono sufficienti? No, se parliamo di prove documentali per riconoscere la paternità legale di un’opera. Ne nacque un procedimento, peraltro (non mi è chiaro di che genere: solo una diffida a parlarne, o un reale contenzioso sulla proprietà intellettuale?). Sì, se parliamo semplicemente della percezione da parte di un animatore del suo rilevante contributo creativo all’interno di quel prodotto (la trasformazione in pulcino, il nome Calimero; o la mancata informazione sul premio: sono forse ricordi errati, o menzogne, o affermazioni sotto esame in un tribunale?).

      Dunque della versione dei Pagot sono curioso anche io. Ma resta un dubbio legittimo: in base a quali elementi lei ritenga di poter dire “sconosciuto” e “bugiardo”. Anche perché se fosse al corrente di elementi (ameno quelli noti) in proposito, sarebbe tutto molto semplice: ci racconti quali sono, e li condividiamo qua.

      Per tutti: nel frattempo, su Wikipedia è ripresa la discussione in merito alla vicenda di attribuzione (ed è riemerso il tema della diffida giunta al sito, come ricordava proprio barbara):
      http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Calimero

      • Infine: alla luce del commento di barbara e dell’assenza di articoli (almeno online) sulla versione dei Pagot, facciamo una cosa sana: rendo meno ambiguo il titolo, che diventa ora “La vera storia di Calimero, secondo Peroni”.

        Però la domanda fatta a barbara resta valida per tutti: se avete altri elementi, fate sapere. La vicenda di Calimero resta sempre di grande interesse.

        • finalmente una decisione intelligente!! sono d’accordo…il titolo era tendenzioso!!

  5. Una storia avvilente, amara ma interessante. 🙂

  6. Nei bei (…) tempi in cui Peroni “animava” Calimero o lavorava per Il Vittorioso era un uso ingiusto e purtroppo frequente quello di non versare i contributi mentre l’interessato era convinto del contrario per poi scoprire, quando andava in pensione molti anni dopo, questa sgradevole sorpresa. Personalmente lavorai in gioventù per cinque anni in una associazione di categoria (sic !) che mi regolarizzò solamente perchè una dattilografa ad ore denunciò la cosa all’Ispettorato del Lavoro.
    Il fatto che vi sia stata una diffida da parte dei fratelli Pagotti non significa niente. A Peroni, magari dopo il suo licenziamento, potrebbero aver chiesto di firmare un documento nel quale dichiarava di mantenere il segreto sulla sua effettiva attività all’interno dei Caroselli e della Pagot. Anche questa una possibilità.
    Mi sembra molto strano che si sia sbilanciato tanti anni dopo ad accennare questi strani fatti accaduti allora. Lo sfruttamento di certe qualità senza che il reale creatore o lavoratore venisse pagato profumatamente e riconosciuto era piuttosto labile allora.

    • a me quello che sembra strano e` che Peroni abbia avuto ben 60 anni di vita di Calimero per fa valere i sui diritti e esce fuori con le sue affermazioni “diffamatorie” solo alla morte dei fratelli Pagot! strano no?? Nessuno se lo e` chiesto???

  7. chiara: non dimentichiamo, però, le ragioni per cui in passato diversi autori (fumettisti e non) hanno atteso a lungo prima di raccontare: per non spezzare legami professionali, per timore di perdere anche battaglie giuste, per maturazione professionale (il contesto del diritto d’autore, per esempio, ben diverso negli ultimi 40 anni) o persino personale.

    Il che non toglie nulla alla tua legittima osservazione. E su questo siamo persino d’accordo: attendere il 2008 non sembra deporre a favore di Peroni.

    Di certo farebbe piacere a tutti vedere chiarita meglio questa storia. Anche se la scomparsa di uno dei protagonisti non aiuterà.

    • sicuramente non aiuta il fatto che sono scomparsi tutti i protagonisti, a parte mi pare Ignazio Colnaghi. Toni Pagot è scomparso nel 2001, Nino mi pare alla fine degli anni 1972 e purtroppo loro non hanno avuto, credo per volonta` delle famiglie e per amore di riservatezza, tutta questa pubblicita`. (in realta` se non mi ricordo male della morte di Toni Pagot ne avevano parlato i giornali e le tv, nel suo paese, dove ancora vive la moglie proprio quest’anno hanno fatto una mostra per i dieci anni dalla scomparsa) La mia domanda, che sono felice che tu condivida rimane, se non piu` forte, perche` parlare quando nessuno e` piu` in grado di replicare.
      E` proprio una brutta storria ce credo faccia soffrire molto le famiglie dei fratelli Pagot, le parole usate sono molto pensanti e mettendomi nei loro panni, se dicessero cose del genere sui miei cari, la mia reazione sarebbe tutt’altro che positiva, specialmente in assenza di prove concrete! Credo che su questo punto siamo d’accordo caro matteo!

  8. E’ ovvio che essendo ormai defunti tutti e tre i diretti interessati appurare da che parte stia la verità è praticamente impossibile.
    Il fatto che Peroni si sia rivelato solamente dopo la morte dei fratelli Pagot può indurre a pensare che lui non dica la verità e che questa sia invece dall’altra parte. Peroni potrebbe aver deciso di licenziarsi in quanto non soddisfatto dello stipendio, del trattamento che riceveva o altre ragioni. Una delle quali poteva essere quella del non poter scrivere la verità sul suo rapporto di lavoro per non venire querelato. In Italia spesso la querela viene usata anche da chi è invece in dolo per spaventare con una causa lunga anni e spese in avvocati e, soprattutto,chi non può dimostrare con prove in mano che ha invece ragione.

  9. Tutti citano il solito *.spindler.com del 2008 (ANEDDOTERIA #165), ma in realta’, stando a una pagina di wikipedia (rapidamente cassata) ,ma visibile qui http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Calimero&oldid=25905853 , il perogatt aveva messo altri dettagli in precedenza. Nel 2005 per esempio, su mrwebmaster.it. (ora sparito?). E in anedotteria #58 dice che comunque “«non sono uno storico, quindi può darsi che qualche data sia errata, qualche nome sbagliato, ma occorre tener presente che sto parlando di molti anni fa…»”
    Altra cosa interessante, e verificabile da chi c’era (chi c’era?) , e’ la mostra del 2007 al Cartoomics ( “nel 2007, in occasione di Cartoomics, era stata preparata una mostra dei disegni dei fratelli Pagot ed ovviamente la parte principale era occupata dai disegni e gli studi di Calimero (quasi tutti i disegni esposti erano opera mia). Ma una cosa avevo notato e cioè che, per la prima volta, era stato scritto il mio nome! Che si siano sbagliati? 🙂 “).
    Cio detto, riconoscere la paternita’ morale di Calimero non vuol dire che sulla faccenda contributi INPS (e’ per quello che c’e’ una querelle legale?) sia totalmente vera o che c’entri o che i diritti siano della Pagot (anche Perogatt diceva che erano loro ,se non sbaglio)…

  10. L’ho trovata in internet, dovreste pubblicarla x correttezza (le solite due campane)

    Vorrei fare un po’ di chiarezza.
    Il sig. Peroni è stato assunto alla PagotFilm in veste di animatore. La versione del sig. Peroni che descrive la realizzazione autonoma del Carosello Calimero da parte sua e quindi la sua presunta paternità dello stesso, non trova riscontro nella realtà fatti.

    La PagotFilm aveva un sistema produttivo e delle procedure piuttosto ben definite.
    Le definizione di un progetto con il committente
    Il deposito del progetto presso la FIP (federazione italiana pubblicità)
    Lo sviluppo dei soggetti e delle scheggiature e la definizione degli aspetti grafici di base.
    Lo sviluppo delle storie in tavole illustrate e i test di animazione in caso di nuovi personaggi
    La distribuzione delle singole sequenze animate ai vari collaboratori
    Completate le fasi di produzione veniva effettuato il montaggio e la sonorizzazione
    La presentazione del filmato ultimato al cliente per eventuali modifiche concludeva il processo produttivo.

    Le discussioni dei progetti con le diverse società committenti venivano fatte dai fratelli Pagot a volte affiancati dagli sceneggiatori per proporre una serie di soggetti e di idee.
    In particolare il responsabile della Mira Lanza dell’epoca esigeva di essere coinvolto nelle scelte artistiche preliminari, per cui Toni Pagot, che aveva un rapporto preferenziale con lui riscuotendone la massima considerazione e stima, organizzava le riunioni di presentazione dei progetti.
    Alla riunione di inizio autunno ’62 per la discussione delle nuove proposte di campagna pubblicitaria erano presenti Toni Pagot, Ignazio Colnaghi, Ferdinando Palermo (che avevano partecipato alla realizzazione delle campagne precedenti) e il responsabile della Mira Lanza espresse le sue valutazioni delle campagne da poco trasmesse ribadendo quanto espresso in una lettera del 26 aprile 1962.
    Venne deciso che non si sarebbe più trattato di una serie di canzoncine come quelle in precedenza cantate dal Quartetto Cetra a favore di una serie di racconti di narrazione lineare, venne scartato Gatto Ciccio e Mira Lanza richiese un personaggio più tenero e accattivante per le mamme (erano molto piaciuti i pulcini che apparivano negli spot trasmessi). Nell’ambito di tale riunione nacque la storia della nascita del pulcino bianco che cade nella pozzanghera come possono ancora testimoniare il dirigente di allora della Mira Lanza e l’autore, con Toni Pagot, di tale sceneggiatura, Ignazio Colnaghi (riconosciuto co-autore del personaggio).

    Identificata la linea narrativa Toni Pagot coinvolse il fratello Nino al momento in cui si trattava di trovare una immagine più dolce rispetto alla grafica dei precedenti caroselli.
    Da sempre Toni è stato più propenso a disegnare i personaggi più ironici e graffianti mentre Nino era più orientato agli aspetti poetici e dolci delle immagini. Prima che la riunione finisse erano stati definiti gli elementi che avrebbero portato alla nascita di Calimero, ivi compreso il nome e una prima immagine di pulcino col mezzo guscio in testa. (questo in presenza di testimoni).
    Venne redatta una stesura che fissava i parametri dei racconti per il deposito alla FIP (federazione italiana pubblicità), come ricorda l’allora segretaria dei Pagot .
    Il deposito avvenne in data 9 novembre 1962.

    Nei giorni seguenti Toni chiamò Gianfranco Barenghi e Anacleto Marosi, in quel periodo il capo-animatori dello studio, per affidare loro gli schizzi preliminari del nuovo personaggio per fare le prime prove di realizzazione e affidarle ai diversi animatori dello studio per le sequenze da realizzare.
    Barenghi e Marosi erano due valenti animatori che avevano collaborato coi Pagot sin dai tempi de “I Fratelli Dinamite”.
    Messi in pulito i disegni preliminari questi vennero passati per le prove del caso, anche agli altri animatori dello studio, Manfredini, Boffini, Coretti, Rizzi, Fagarazzi, Gariani, Bertoletti, Leogrande (e altri che mi scuso di omettere) nonché al sig. Peroni, appena approdato agli studi.
    Realizzati i primi pencil test vennero distribuite le sequenze da realizzare. Nacque così la caratteristica camminata dondolante dei primi episodi dalla matita di Barenghi e Boffini, e certe indimenticabili espressioni del personaggio realizzate da Marosi e da Rizzi.
    Alla realizzazione dei primi caroselli di Calimero ha sicuramente contribuito anche il sig. Peroni, ma le sue affermazioni risultano lesive non solo dell’immagine di Nino e Toni Pagot, ma anche del ruolo creativo e professionale degli altri valenti collaboratori che hanno contribuito alle realizzazioni dello studio.
    In PagotFilm nessun animatore ha mai realizzato integralmente da solo le animazioni di un intero carosello. La produzione è sempre stata un lavoro di gruppo sotto la direzione di Toni Pagot e in base al coordinamento dei sig. Barenghi e Marosi. Come possono ancora testimoniare i collaboratori rimasti.
    La scelta di quali scene fossero da affidare a quale animatore era fatta in base a come i diversi animatori riuscivano a dar vita ai personaggi.
    Ad alcuni di loro, essendo più portati ad esprimere con teatralità di gesti le azioni, venivano affidate le sequenze più attive e in campo lungo, per altri più propensi alle sfumature espressive dei sentimenti venivano affidate le sequenze ravvicinate e i primi piani, sempre in una coralità di lavoro atta a creare il miglior filmato possibile, che non prevedeva ruoli di primadonna ma collaborazione.
    I filmati delle animazioni venivano poi montati ed editati dal sig. Marco Visconti e con Ferdinando Palermo che ne ha sempre curato anche la sonorizzazione nonché spesso ne ha scritto le musiche, alla presenza e sotto la direzione di Toni Pagot, che curava il final-cut del filmato e di fatto la regia finale dello spot.

    Questo sistema produttivo di condivisione del lavoro mal si confaceva al carattere del sig. Peroni che dopo poco tempo decise di lasciare la PagotFilm.
    Il signor Peroni divenne uno dei collaboratori esterni dello studio come già erano i sig. Italo Marazzi, Eliano Forniti ed altri, non perché “non avrebbero saputo a chi rivolgersi” (come esplicitato dal sig. Peroni) ma perché la mole di lavoro per lo studio era elevata e l’uso di maestranze esterne aveva già dato buoni risultati in precedenza.
    Toni decise di passare del lavoro al sig. Peroni anche perché questi all’epoca manifestò la sua necessità di avere del lavoro per provvedere alla famiglia, e mio zio non si tirò indietro.
    Si tenga conto che tutto il lavoro creativo preliminare (soggetti, storyboard etc.) e finale (montaggio edizione etc. continuò ad essere realizzato in PagotFilm, essendo affidate in esterno solo le fasi esecutive della produzione.

    Preferisco sorvolare sulle altre esternazioni del sig. Peroni quali l’affermazione “quella ditta non mi aveva pagato i contributi per tutto il tempo che ero stato loro dipendente” che non corrisponde al vero al pari della versione di una realizzazione autonoma del Carosello Calimero che come detto non trova riscontro nella realtà, ma porre l’accento su un fatto preciso.

    Il sig. Peroni è stato assunto alla PagotFilm nel ’63, come da sua stessa dichiarazione, la riunione con Mira Lanza che definì la prima stagione caroselli Calimero fu tenuta nell’autunno ’62 e il deposito da parte dei Pagot alla FIP data 9 novembre 1962 ben prima che il sig. Peroni approdasse agli studi.

  11. […] interviste e in particolare da questo articolo del fumettista, pressoché interamente riportato su questo blog: articoli a cui i familiari dei fratelli Pagot (in possesso dei diritti d’autore) avevano […]

  12. […] e in particolare da questo articolo del fumettista, pressoché interamente riportato su questo blog: articoli a cui i familiari dei fratelli Pagot (in possesso dei diritti d’autore) avevano […]

  13. Io ho conosciuto di persona Carlo Peroni, ed era piuttosto scocciato per questa cosa: secondo lui non volevano riconoscergli la paternità di Calimero per paura di dovergli dare dei soldi, mentre lui quello che voleva era solo il riconoscimento di paternità del suo personaggio di maggior successo, che per una bizzarra ironia della sorte forse non avrà mai.

  14. Vedo che a distanza di anni gli ammiratori diPerogatt amano i suoi racconti a prescindere…
    Ho conosciuto anch’io il sig. Peroni e so quanto amasse raccontare storie e di quanta fantasia fosse capace.
    Sfortunatamente, non ero un lettore di blog e ammetto che anche adesso li frequento raramente (essenzialmente quando qualcuno mi sollecita a farlo o mi riferisce di notizie da leggere)

    Come ben avrà compreso dalle mie risposte sopra riportate, solo in seguito alla sua morte e agli articoli diffusi, ho scoperto il racconto del sig. Peroni e le sue dichiarazioni, non ho quindi avuto la possibilità di confrontarmi con lui direttamente in merito.

    Come riportato da bubba, il sig. Peroni stesso scrive nel 2005 nel suo # 58 di non ricordare esattamente i fatti dell’epoca. Se il sig. Peroni, invece didiffondere tali storie solamente sul suo blog, divulgando notizie perlomeno INESATTE, mi avesse contattato avrei potuto subito ribattere e fornire anche a lui direttamente le copie dei documenti di deposito Calimero fatte dai Pagot alla FIP e REGISTRATI nel 62.
    il sig. Peroni cominciò la sua collaborazione con gli studi Pagot nel 63 come risulta al contratto stipulato e registrato e come lui stesso dichiara. Due date certe e documentate.
    Così come certi e documentati sono i pagamenti di tutti i contributi dovuti al sig. Peroni per l’intero periodo di dipendenza dello Studio, di cui il sig. Peroni sembra essersi dimenticato, ma si sa il tempo e l’età possono influire sui ricordi.

    Sono dispiaciuto che si voglia ancora risollevare questa diatriba che rischia di ledere anche la figura del sig. Peroni che ha diffuso una sua versione/storia senza il supporto di alcuna prova.
    Sicuramente un racconto impulsivo e coinvolgente, ma scritto a detrimento di altri due artisti.
    Essendo tale storia priva di qualsiasi fondamento risulta una azione ancora più deprecabile e lesiva dei diritti dei reali autori del personaggio.

    In ogni caso, come già scritto ai giornali all’epoca, trovo disdicevole che a fronte di prove certe, ci sia qualcuno (come Lei) che voglia negare l’evidenza per continuare a sostenere una versione il cui racconto piace di più.
    L’affetto di qualcuno verso il sig. Peroni e/ole sue opere sta trasformando la questione in un “atto di fede”, “visto che lo ha detto Peroni io ci credo!” a dispetto di qualsiasi prova fornita.  

    Nulla in contrario che si voglia continuare a prestare fede a una storia di fantasia che ci piace e a credere all’esistenza di Babbo Natale anche quando si scopre che i regali di natale sono nell’armadio di mamma e papà. 
    Fintanto che tale storia non lede i diritti e l’immagine di qualcun altro.
    In questo caso Nino e Toni Pagot due specchiati artisti alla cui memoria sto dedicando la mia vita.

    Non si tratta di “una bizzarra ironia della sorte” come Lei insinua, ma di fatti storici reali, documentati e di cui esistono ancora testimoni, opposti ad un racconto che non trova alcun riscontro nella realtà.

    La invito a non celarsi dietro pseudonimi ed ironia per insinuare dubbi indebiti e a non schierarsi senza avere conoscenza dei fatti, ne documenti a sostegno in tal senso.

    Penso il suo possa essere un errore dovuto alla ammirazione verso un suo artista amato, ma eviti.
    Rischia di lederne la memoria supportando e diffondendo dichiarazioni e affermazioni che risultano chiaramente  false alla disamina dei fatti e di documenti. 
    Marco Pagot (non uso pseudonimi)

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