Quanto (poco) vendono riviste e fumetti digitali

Ma insomma: si vendono o no, i prodotti editoriali digitali, grazie (anche) a iPad?

Le notizie di questi giorni parlano di numeri bassi, spesso sotto le aspettative, talvolta persino in decrescita.

Sui magazine in edizione digitale hanno scritto in molti, e una buona sintesi è quiqui:

Sui fumetti, leggo qua di cifre relative a Largo Winch, uno dei bestseller francesi: 400.000 copie dei libri, solo 400 (?!?) delle edizioni digitali.

Non aggiungo altro. Per sgonfiare certi entusiasmi eccessivi o prematuri, basta e avanza.

Vero però che, con l’ondata di tablet e ebook reader regalati per questo Natale, ci aspetta un ulteriore salto dimensionale nelle possibilità di accesso, nei prossimi mesi. Vedremo.

Ma un secco calma e gesso, forse, resta ancora l’atteggiamento più sano, al momento.

22 Risposte

  1. Interessante, siamo ancora in una fase di orientamento della produzione per il digitale. Non basta portare il cartaceo sul digitale, ne parlavo in un post a proposito di Icomics http://marcoficarra.wordpress.com/2010/07/17/ipad-e-fumetto-o-icomics/

  2. Siamo anche agli inizi di un nuovo canale di distribuzione, anche agli inizi della vendita online di musica le cifre non erano certo quelle di oggi.

  3. Grazie. Rilanciato anche questo su http://www.afnews.info, naturalmente.
    Brrr! Freddino, però, in q

  4. uesto sito! Hai lasciato una fienstra aperta, eh? 😉

  5. […] e fumetti in formato digitale (che, ringraziando Stefanelli, potete leggere con comodo facendo click qui). Nessuno poteva pensare di vedere cifre stratosferiche nel venduto digitale, quando si è solo […]

  6. Marco e Ettore: certo che siamo agli inizi. Diamo tempo al tempo. Semplicemente, al momento, le strategie attuali (prodotti ‘fotocopia’; modelli pay scollegati fra loro: comprare il cartaceo non abilita al digitale, e viceversa) non producono chissà che. E ciò non è cosa buona.

    Dobbiamo capire – al solito – quello che non va: le soluzioni vengono solo dopo la buona analisi (oppure dalle botte di culo 😉 )

    Afnews: ommadonna, ancora ‘sta benedettissima neve pixellona… Io però non la vedo. Che browser hai: un explorer limited edition prodotto in Alaska ?

  7. Riporto il commento che ho scritto su afNews: «
    Se osservate il grafico visualizzato e lo vedete nella giusta prospettiva è esattamente quello che ci si sarebbe potuti aspettare.
    Chi vince è Wired. E non è un caso, secondo me. Evidentemente, l’utenza mobile ‘che legge’ (e non soltanto i social network) è per la maggior parte un utenza specializzata e l’argomento di maggior interesse è proprio il digitale.
    Per quanto riguarda il fumetto, al di là del momentaneo basso rendimento, dovuto all’assestamento di questo “nuovo” mercato, c’è il fatto che il pubblico del mobile e del digitale è in buona parte un pubblico nuovo, normalmente non interessato al fumetto. Un pubblico, quindi, che bisogna conquistare e non sarà facile.
    Ci vogliono storie solide, con sceneggiature nuove, accattivanti e ben costruite, confezionate in un ottima veste grafica e disegnate molto bene.
    Insomma, il fumetto deve diventare popolare e d’autore allo stesso tempo, e ad essere sinceri negli ultimi 10 anni, nel mercato cartaceo, ho visto davvero poco materiale che sia riuscito a conquistare questo obbiettivo.
    A volte vedo pubblicazioni con bei disegni ma i contenuti (la sceneggiatura e il soggetto, ma anche la “regia”) sono un po’ trascurati e spesso le storie non catturano la mia attenzione.
    Si deve lavorare di più sul ritmo e i tagli delle inquadrature, spesso realizzati con troppo “estro” e poco “studio”. Quei dettagli che hanno fatto grandi fumetti come “Tin Tin”, “Asterix”, “Blake and Mortimer” e molti altri (il fatto che non abbia citato degli italiani è solo un caso).
    »

  8. Certo, ma i fumetti digitali hanno una carica innovativa e rivoluzionaria eccezionale. Per la prima volta gli Autori hanno la possibilità di rivolgersi direttamente ai lettori, senza bisogno di grandi capitali o reti di distribuzione. Ho appena fatto l’esperienza di pubblicare il mio Capitan Rogers sull’iPad e la soddisfazione è fantastica! Finalmente se un lettore dice che gli piace, è tutto e solo merito mio…e di Apple, ovviamente. Quindi viva il digitale. Sul fatto poi che siamo un paese di ignoranti per i quali il fumetto è “roba da bambini” non c’è niente da dire, perchè tanto non capirebbero.

    • Infatti ho lodato la sua iniziativa su afNews qualche giorno fa. 🙂

      E ho evidenziato proprio i punti che ha evidenziato lei, riguardo alla possibilità per gli autori di arrivare direttamente al lettore (o quasi) e, comunque, a costi contenuti, scavalcando l’editoria che offre sempre meno, in termini di compensi agli autori.

      Comunque, lei (e anche, Cavazzano, ovviamente), per me, rappresentate il top! Anzi, dei fuoriclasse.

      Quando parlavo di ritmo, sceneggiatura e “regia”, pensavo a autori come voi.

      Chiaro che anche gli esordienti hanno bisogno di farsi le ossa, però ci vorrebbe una selezione più severa almeno per quelle pubblicazioni (come mobile e digitale in genere) dove il mercato è ancora un po’ sconosciuto.

  9. Marco: sollevi un problema che pare robetta, ed è gigantesco: cosa vuol dire produrre buone storie, buona regia e buone idee adatte ai nuovi supporti? Ne discutevo recentemente in Disney: un casino, poi, trovare le idee giuste, e spesso gli autori sono i primi a fare una fatica boia. E Tintin non è certo un modello utile. Ma si lavorerà. Serve solo una cosa: concentrazione, concentrazione, concentrazione (e un pizzico di botta di culo, as usual).

    Pezzin: confesso: lei è uno degli autori che mi ha reso felice, bambino. Quasiquasi mi emoziono: ho adorato capitan rogers, e non solo grazie a Cavazzano (come noto, uno dei protagonisti del mio Pantheon). Oggi dunque mi comporterò anche io da bravo fan: se è gia disponibile, vado a comprarlo per iPad – anche se è un prodotto pensato per altre forme, formati, supporti, interfacce (la pagina non è uno schermo touch: non dimentichiamolo)!

    • Grazie matteos. E’ proprio questo quello che voglio dire. Adesso se un fumetto(o un’opera in genere) va bene è merito dell’editor, se va male e colpa dell’autore.
      Forse verrà un giorno in cui il filo diretto tra chi scrive e chi legge sarà talmente stretto che scriveremo le storie che, insieme, decideremo di leggere.
      Certo adesso siamo ai primi frammenti di selce, ma presto verranno il bronzo e poi il ferro e l’acciaio.
      Io sono molto fiducioso e parole come le tue, di un ragazzo che si è divertito e ha avuto un po’ di serenità grazie al mio lavoro, mi danno la spinta per continuare. Saluti e auguri a tutti!

      • I fallimenti odierni, caro Pezzin, sono responsabilità (mai “colpe”) a volte condivise, a volte di qualcuno più dell’altro. La sua diagnosi mi pare quindi un po’ frettolosa (bisognerebbe entrare nei casi specifici).

        Quel che mi pare di vedere, oggi, è una situazione in cui gli autori (di fumetti o di tv: quelli di videogames mi paiono un po’ più preparati) brancolano nel buio, e gli editor vanno avanti a tentoni. Tutto comprensibile, per carità: è una fase in cui bisogna darsi da fare, e nessuno deve permettersi di cantare vittoria. Poi certo, c’è il problema di ammetterlo, e dirlo, e comunicarlo: ma sull’orgoglio degli autori esistono trattati, e sulla comunicazione corporate ci sono fior di Master 😉

        • In questo caso sono d’accordo con entrambi.

          E poi non è solo una questione di meriti, ma soprattutto di denaro.

          Io, oggi, se cerco un editore o voglio collaborare con qualcuno per realizzare delle illustrazioni, mi vedo offrire 50$ per una tavola. Questo anche grazie al fatto che un disegnatore indiano o coreano realizzerebbe la stessa tavola a 20$.

          A questo punto, se le cose stanno così, faccio un fumetto (fra l’altro, come piace a me e senza intermediazioni) lo vendo su iPhone e/o iPad e vediamo che succede.

          Tanto, se devo prendere 50$ a tavola (2.000$ una storia di 40 tavole, cioè 1.496 Euro), con l’editore, è uguale che vendere la storia da solo.
          Magari a 1$ a copia digitale li faccio vendendo il fumetto per conto mio tramite iTunes Store o App Store (senza contare che ci sono pure quelli di Nokia, Android e altri).

    • Evidentemente non sono stato capito. Tin Tin non è affatto un modello inutile. Ovviamente non intendevo che bisogna riproporre Tin Tin. Quello che intendevo è che Tin Tin ha più ritmo di molti fumetti moderni.
      Il ritmo, nel fumetto (piuttosto che nel cinema o nella letteratura) è fondamentale. Non è tanto la caratterizzazione di un personaggio, che cattura il lettore, o gli eventi che si susseguono in un’avventura (seppure importanti), ma il ritmo.

      Il lettore deve leggere scorrevolmente il fumetto fin dalle prime vignette, quasi fosse un film. Deve capire cosa succede anche senza necessariamente leggere i baloons.

      Ma lei mi parla di Disney, che non ha certo grossi problemi in questo senso. Le storie Disney sono fra i massimi esempi.
      Se poi, c’è una contrazione del mercato e la difficoltà di sfondare il mercato digitale, i motivi non sono solo quelli che ho detto prima.

      Vi confrontate con un pubblico che non legge fumetti e/o legge soprattutto Manga e/o pseudo-Manga (mi riferisco agli occidentali che mescolano influenze occidentali e orientali).
      Oltre oceano c’è soltanto il genere super eroistico. Recentemente ne discutevo su LinkedIn e ho dovuto constatare tristemente che molti lettori/autori USA sono ancora profondamente immaturi per quanto riguarda i fumetti e credono ancora che il super eroistico sia l’acceleratore su cui premere.
      Quando, secondo me, è un genere che si sta volgendo al declino (nonostante le trasposizioni cinematografiche) o comunque si sta assestando su un certo target e non può dare di più.

      In Europa, che in quanto a fumetto siamo milioni di anni luce avanti a gran parte del mondo (persino il Manga, che per anni anno voluto farci credere che fosse il futuro, non da più nulla di nuovo e stagna sulle solite cose) si apre un ampio mondo di nuovi potenziali lettori.
      Pensiamo al pubblico femminile (che non legge solo storie d’amore :-D). Pensiamo alle nuove tendenze narrative. Pensiamo a come è maturato il pubblico del fumetto (lasciamo stare l’italia, l’unico paese al mondo che se può “cestina” il suo immenso patrimonio culturale e artistico).

      Il punto è aver voglia di raccontare storie e puntare sulla pubblicità, per chi può.

      Per assurdo si può raccontare “della Nonna Pina che alleva le galline” se lo si fa nel modo giusto. In fondo, se pensate all’esempio cinematografico “Up”, è la storia di un anziano e di un bimbo un po’ in sovrappeso, eppure è meraviglioso!
      Fa ridere, strappa il cuore e c’è anche l’avventura.

      • marco, non la seguo, perché mi sa che ha voluto mescolare 18 problemi e aspetti diversi… Ma va benissimo discutere, anzi: su alcune cose mi sa che commette qualche errore di valutazione, ma su altre dice cose condivisibilissime.

        Solo un dettaglio. Anche io credo che parlando di digitale, “Il lettore deve leggere scorrevolmente il fumetto fin dalle prime vignette”. Il punto è che non si può fare il “salto triplo” deduttivo di usare Tintin come esempio! Che resta sì un eccellente esempio di ritmo (concordo al 100%), ma non basta il “ritmo” a farci individuare buoni esempi per descrivere una cosa che non è solo “ritmo”: il fumetto digitale è anche ripensare cosa è una vignetta, cosa è una pagina, cosa è toccare o cliccare invece che sfogliare con le dita. Tintin era progettato per stare su pagine, divise in vignette, sfogliabili su carta, con le mani: una INTERFACCIA e un LINGUAGGIO che non c’entrano nulla con i devices digitali, e che richiedono progettazione ad hoc. Al di là di un generico concetto di “ritmo” che va benissimo, ma è davvero troppo poco.

        Auguroni.

  10. I 18 problemi diversi sono sfaccettature dello stesso argomento.

    Si parla delle vendite sotto tono dell’editoria digitale, giusto?

    Inoltre cerco di rispondere puntualmente alle sue osservazioni e, quindi, cerco anche di proporre degli esempi.

    La cosa va vista in un quadro più ampio.

    Può essere che commetto qualche errore di valutazione, certo, non si può sempre azzeccare la cosa giusta, ma se permette non credo che sia così in questo caso.

    So bene di che pubblico sto parlando, perché io lo vivo e lo frequento. Io stesso faccio parte di quel pubblico. Inoltre sono un addetto ai lavori visto che programmo (specialmente videogiochi) e faccio design per iPhone (oltre ad essere io stesso un illustratore).

    Se mi parla di Disney, le dico che il problema non è quello del ritmo, anche se le storie di oggi non sono brillanti come quelle degli anni ’70, ’80 e primi ’90. (E, mi permetta di anticiparla, non è un fatto di visione nostalgica soggettiva, ma un’oggettivo cambiamento di tendenza.)
    E allora le ho fatto l’esempio di uno dei più grossi problemi per il fumetto occidentale. Senza nulla togliere al Manga non si può assolutamente negare che sia uno dei più grossi problemi per tutto il fumetto occidentale.
    Se lei vuole vendere Disney in digitale, deve capire che la maggior parte dei “lettori digitali” sono i bambini/adolescenti degli anni ’80, quando spopolarono il Comodore e l’Amiga (i miei coetanei insomma) e gli anime in TV e sono prevalentemente attratti dallo stile Manga (perché è lo stile dei videogiochi con cui giocavano e dei cartoni animati che guardavano).
    Per conquistare questi lettori, oggi maturi, bisogna offrirgli qualcosa, non sono sicuro di cosa, ancora, ma sono vicino a scoprirlo. (Se lo scoprirò se ne accorgerà da solo.)

    Poi parlavamo di fumetto digitale in genere (fumetto europeo, latino americano e USA). Il fumetto digitale in genere, oltre al precedente problema, si scontra col fatto che un’altra fetta di potenziali lettori non sono lettori di fumetti abituali, ma sono orientati verso altri settori, specialmente la tecnologia. I primi acquirenti dell’iPhone (e degli altri dispositivi mobile Apple) sono gli addetti ai lavori (sempre i miei coetanei).
    C’è una parte di designers, grafici e connessi che non crede che il fumetto sia una forma di cultura o/o arte degna di interesse alcuno.
    Lo stesso vale per una buona parte dei programmatori, fra quelli che non leggono Manga.
    Infine, nel mercato USA, come ho detto, molti lettori cercano soltanto super eroi.

    Esiste una piccola fetta di potenziali lettori che potrebbe essere più propensa a avventurarsi nella lettura del fumetto nostrano.
    Le precedenti categorie, più ostiche, potrebbero cadere se si ottiene il consenso di quest’ultima categoria.

    Certo, per fare una valutazione più completa bisognerebbe avere dei dati più precisi.

    Ma quello che voglio dire con tutta questa pappardella è che la situazione è tutt’altro che negativa per quanto riguarda il fumetto in digitale. Solo bisogna trovare il filone giusto e ricodificare il linguaggio (in certi casi).

  11. Una mia piccola considerazione, molto personale.
    Mi interessa la cosa: ma allo stato attuale non compro niente.
    L’Ipad a mio parere con quel tipo di schermo non va bene per la lettura. E’ ok per articoli e cose del genere, ma stanca la vista, e in modo più o meno consapevole rende meno piacevole la lettura. Dai dati mi par di capire che l’Ipad ha coinciso con un immediato boom subito scemato. Evidentemente alla gente non è piaciuta l’esperienza.
    Ebook reader: per la narrativa sono perfetti. MA per il fumetto credo ci vada un e-ink a colori, al giorno d’oggi non ancora reperibile, quando ci sarà e a prezzi umani sarà mio.
    Certo, se uno legge solo manga o bonellidi si può accontentare, il più e in bianco e nero, però si ha comunque un limite. E i bonellidi costan già poco, il passaggio al digitale credo abbia senso per il risparmio, il fumetto è anche collezione.
    molto dipenderà anche dalla politica dei prezzi, in altri settori il minor costo è quasi completamente incamerato dai produttori.
    Poi il digitale ha anche altri vantaggi, ci và la mentalità, oggi se mi viene in mente di rileggere la collana X mi passa la voglia all’idea di cercarolo, se ce l’ho in digitale lo trovo subito.
    La carta penso piaccia di più a tutti, ma una volta abituati alla comodità di cui sopra la bilancia potrebbe pender dall’altra parte. ma per abituarsi bisogna prima inizare….

  12. Marco: continuo a faticare a trovare un filo nelle diversissime questioni che solleva (lacune, peraltro, opinabili: che i lettori digitali siano un unico calderone composto da nostalgici anni 80, onestamente, mi pare troppo). Ma sulla sintesi finale, concordo: le prospettive non sono negative. Quel che conta è pero capire gli errori o i freni (ovvero, anche: comprendere quali complessi fattori hanno determinato il momentaneo crollo che ho segnalato) e fare passi avanti.

    Momonedusa: iPad stanca o non stanca? Non conosco dati clinici. Ma posso testimoniare che il problema, se esiste, è meno rilevante di quel che si pensava: provare, prima, please. Vantaggi e svantaggi? Sempre così: qualcosa perderemo, qualcosa guadagneremo. Non me ne farei un cruccio: il mondo va avanti, e anche senza gli splendidi rotoli di papiro di un tempo (ah, quello si che era leggere… ^_- ) sono certo che c’e la faremo 😉

  13. Solo un appunto sulla vista stancante: ammetto di avergli solo dato un’occhiata, e non averlo provato a lungo, non ho visto grosse differenze rispetto a un (buon) monitor LCD, ma potrei sbagliarmi. Ma perlomeno sicuro come la morte ci andrebbe con lo schermo non luciso, per evitare i riflessi. Ok, non è che è impossibile usarlo con lo schermo lucido, ma sicuramente per un oggetto rivolto anche all’uso di ebook è un difetto.
    Dimenticavo, una cosa che mi frena ora come ora è l’esistenza di uno standard definito o de facto e conseguente interoperabilità. Non sono così ferrato, però mi pare ci sian ancora limiti in tal senso.
    Sull’andare avanti concordo, onestamente non vedo l’ora di trovare ciò che mi convince, più che altro per questioni di spazio, che già mi stan costringendo a soluzioni drastiche.

  14. @matteos
    Senza offesa, ma questa cosa che continua a dire: di non “trovare un filo nelle diversissime questioni che sollevo” è frustrante.
    Gliel’ho detto, e glielo ripeto che le mie argomentazioni sono spesso risposte a quello che lei mi dice; oppure sono aspetti dell’argomento generale.

    « che i lettori digitali siano un unico calderone composto da nostalgici anni 80, onestamente, mi pare troppo »
    Non ho detto questo. È una sua interpretazione. Probabilmente influenzata dal fatto che, solitamente, quando qualcuno adduce quell’argomentazione, lo fa nel senso che ha capito lei.
    Comunque, nel mercato digitale, la richiesta di illustrazioni e fumetti in stile Manga o comunque con influenze orientali è maggiore di quella di illustrazioni e fumetti occidentali. Fra gli occidentali poi, lo stile europeo (sempre nel campo digitale) è il meno richiesto di tutti.
    Lo dico sulla base delle offerte di lavoro e non sulla base di mie intuizioni personali.
    Quando si cercano stili più europei, lo si fa soprattutto per la pre-produzione di videogiochi o film. Nei quali si richiedono opere che stilisticamente parlando non hanno comunque nulla a che vedere col fumetto, ma si avvicinano più a illustrazioni molto particolareggiate e rifinite, che io preferirei definire dipinti (siano essi realizzati con tecniche tradizionali o digitali), per far capire la natura di tali opere e anche l’impegno che richiedono.

    @momonedusa
    L’iPad attuale ha un monitor 1024×768 (che una decina di anni fa era la risoluzione standard dei monitor per computer) a una risoluzione per pollice di 132 ppi, quindi decisamente più densa di quella di un monitor ma ancora lontano dalla risoluzione limite percepibile dall’occhio umano.
    Siccome, però, l’iPhone 4 (e anche l’iPod Touch) sono dotati di uno schermo Retina Display, con una densità 326 pixel per pollice, io ritengo che non sia del tutto improbabile che le future generazioni di iPad siano dotate di schermi con la stessa densità.
    Semmai la causa dell’affaticamento potrebbe essere la frequenza di aggiornamento di questi schermi e la loro capacità di riprodurre i colori dello spettro percepibili dall’occhio umano.
    Infine, nella riproduzione di immagini bitmap (non vettoriali) gioca un gran ruolo la competenza con cui gli autori dell’opera (o chi per essi) converte e trasforma gli originali. Il minimo errore potrebbe causare la perdita di informazioni e quindi una cattiva resa dell’immagine riprodotta.

  15. Credo conti anche la retroilluminazione, e il tipo di tecnologia in genere, la risoluzione è ampiamente sufficiente a mio parere.

  16. Marco: le sue risposte vanno benissimo. Ma non intendersi subito può capitare. Soprattutto con commenti che sono argomentazioni vaste e lunghe (intendiamoci: rischio comune, e anche per me).

    Sul fatto che ci sia grande richiesta di illustrazioni in stile manga, non mi stupisce. Naturalmente, di per sé non lo ritengo un indicatore né positivo né negativo. Sul fatto che abbia un peso superiore ad altro, ho però qualche dubbio. Ma dipende certamente da quale perimetro consideriamo, quando parliamo di mercato del fumetto digitale.

    Comunque sia, per restare alla questione cui accennavo nel post: stilemi o meno, contenuti o meno, siamo in una fase calda. La crisi di vendite lo conferma. Una fase calda che non si affronta partendo da contenuti o da stili (estetici nel fumetto, di scrittura nelle riviste citate), ma da una riflessione su questioni prioritarie per l’ambiente digitale in cui questi contenuti e stilemi vivranno: interfacce, linguaggi.
    La sua precisazione su pixel e conversioni nei vari supporti, perciò, mi pare persino più preziosa (anche se a qualcuno potrà sembrare un dettaglio tecnico) di quella sui gusti attuali della committenza.
    Grazie.

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